3 ' di lettura
Donne come pedine rimbalzate in quella che spesso è diventata un’Odissea infinita, passando da un ginecologo obiettore di coscienza a un reparto chiuso, ultimamente obbligate a cambiare regione per vedere rispettato il diritto di abortire.
“My body, my decision” urlano le donne pro-choice di tutto il mondo. Il diritto all’aborto, regolamentato in Italia dalla legge 194 del 22 maggio 1978, rimane spesso ancora oggi un’illusione, a causa dei medici obiettori di coscienza (sette su dieci lo sono); inoltre, recenti fatti di cronaca raccontano di quanto sia diventata un’agonia abortire, in tempo di Covid.
Reparti chiusi, tempi biblici e Odissee
Molte donne si sono orientate in un labirinto, alla disperata ricerca di personale medico che non negasse tale diritto e di strutture in cui poter ricorrere all’IGV (Interruzione Volontaria di Gravidanza), se si considera che gli spostamenti sono stati vietati per gran parte di questo 2020, nell’intento di contenere la diffusione del Coronavirus.
La mancanza di posti letto negli ospedali ha causato la chiusura di molti reparti destinati all’interruzione volontaria di gravidanza, altre strutture hanno ritenuto che gli aborti non fossero da classificare tra gli interventi urgenti, sospendendoli. In Italia l’IGV è legale fino al novantesimo giorno di gestazione, ma tale vincolo non è stato sufficiente per inserire la pratica fra le operazioni insindacabili.
La ginecologa Silvana Agatone in un’intervista del 7 aprile 2020 alla Stampa si era fatta portavoce di episodi da incubo. Ha raccontato di donne costrette a spostarsi da Torino a Caserta per poter abortire, ospedali in cui quei pochi anestesisti, non obiettori, hanno dovuto far fronte all’emergenza Covid-19, lavorando nelle terapie intensive e lasciando sguarnito il reparto dedicato all’aborto. Ha confermato inoltre, di ricevere ogni giorno telefonate di donne disperate perché non sanno come abortire in tempo.
La situazione pare surreale, il paradosso è assurdo: nella teoria l’aborto è legale, nella pratica è normalmente un disagio per una donna italiana abortire, ma la difficoltà aumenta notevolmente in un momento critico come questo.
Abortire: aumenta la disuguaglianza in Europa
Estendendo la visione all’Europa intera, la Johns Hopkins University ha condotto una ricerca a firma di cinque ricercatrici donne, i cui risultati sono confluiti nell’articolo “Abortion regulation in Europe in the era of COVID-19: a spectrum of policy responses”. L’obiettivo era quello di indagare a proposito del diritto accolto o negato di aborto in Europa (l’Italia è esclusa dall’indagine) in periodo di pandemia.
Stando ai risultati, le ricercatrici hanno potuto sostenere che l’aborto è stato negato in sei Paesi: Andorra, Liechtenstein, Malta, Monaco, San Marino e Polonia. In Ungheria questo diritto è stato sospeso. In dodici Paesi l’aborto chirurgico non era accessibile come lo era prima della pandemia, in undici i servizi non erano disponibili, hanno avuto ritardi o cancellazioni per donne con sintomi da Covid-19, per tale motivo è stato negato in Belgio, Galles, Germania, Inghilterra, Islanda, Lettonia, Lussemburgo, Montenegro, Paesi Bassi, Slovenia e Scozia.
Nonostante gli oggettivi ritardi del sistema sanitario nel far valere questo diritto a causa dell’emergenza sanitaria, non è stato ampliato il limite gestazionale per l’aborto in nessun Paese.
Ci sono anche dati confortanti: in tredici Paesi sono state introdotte modifiche per cercare di limitare le consultazioni di persona, utilizzando strumenti che garantissero comunque un confronto da remoto. è accaduto in sono Belgio, Estonia, Inghilterra, Irlanda, Irlanda del Nord, Finlandia, Francia, Galles, Germania, Norvegia, Portogallo, Svizzera e Scozia. In otto è stato garantito l’aborto medico domiciliare con la somministrazione di Mifepristone (comunemente chiamata la RU486) a cui fa seguito, 48 ore dopo, la somministrazione del Misoprostolo, che ha lo scopo di espellere i tessuti dell’embrione dall’utero della donna.
Solo sei Paesi hanno offerto la possibilità di abortire con la telemedicina, combinando l’aborto farmacologico per mezzo delle pillole e la pratica che consente ai medici di supervisionare la donna da remoto con videoconferenze o consultazioni telefoniche. In due di questi Paesi, Danimarca e Svezia, la stessa possibilità già utilizzata prima della diffusione del Covid-19.
Quindi nei luoghi in cui era difficile abortire la situazione è ulteriormente peggiorata, in quelli in cui questo diritto è fatto valere sono stati potenziati i servizi offerti. In altre parole, è aumentato il divario di disuguaglianza tra i Paesi.
Che ne è stato di tutte queste donne e della loro gravidanza? Come hanno gestito una situazione delicata per la saluta fisica e per il suo portato emotivo? L’aborto è un diritto innegabile, nel XXI secolo le donne possono scegliere di interrompere una gravidanza che non desiderano, senza dover giustificare la loro scelta. Quello che non è previsto e va scongiurato è che alcune mettano la propria vita a rischio ricorrendo agli aborti clandestini o a procedure non sicure.
Micol Maccario
Ciao Micol, sono tuo cugino Pier Meo, per intanto brava per l’ottimo articolo e molto brava per il contenuto che approvo in toto.
Complimenti per i tuoi studi e per la tua carriera…. abbiamo tanto bisogno di giornalisti di …sinistra…..
Un abbraccio e un ” in bocca al lupo”.
Approfitto dell’occasione per farti i migliori auguri.
Ciao Micol,
Sono Paola.
Questo sarà sicuramente il primo di tanti articoli su argomenti dimenticati per scelta o per comodità.
C’è tanto di cui riflettere….in attesa che prima o poi ci sia anche da raccontare belle storie.
Aspetto il tuo prossimo articolo.
Complimenti !
[…] Un fenomeno ancora diffuso in un Paese con un altissimo numero di medici obiettori come l’Ital…. I racconti di aborti abusivi e svolti senza alcuna tutela non sono pochi. A parlarne nel dettaglio è stata la ginecologa Silvana Agatone, dell’ospedale Pertini di Roma, in un interessante articolo di Elle. La ginecologa ha spiegato come i metodi utilizzati per abortire clandestinamente si sono “aggiornati” negli anni. Superati i metodi più noti “oggi l’aborto è il più delle volte “fai da te”. Meno cruento, ma non per questo più sicuro, ingerendo farmaci come il Cytotec, un anti ulcera che a dosi massicce compromette la gravidanza.” […]