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Elena Ferrante: la vita bugiarda degli adulti
Due Napoli. Una di sopra l’altra di sotto, così Elena Ferrante ci mostra altri aspetti di questo luogo e delle sue abitanti nel nuovo romanzo La vita bugiarda degli adulti uscito nel 2019. Senza religione, pieni di cultura e compostezza appaiono i borghesi della Napoli di sopra, luogo in cui vive Giovanna, la bella bambina consumata dalla paura di sfiorire e diventare come la tanto temuta zia Vittoria. La narrazione si snoda nell’adolescenza difficile di Giovanna all’interno di una famiglia borghese che rifiuta le sue umili origini, colpevole di aver scelto la “Napoli di sopra” e di aver messo in atto una scalata sociale logorante e distruttiva.
Il vaso di Pandora
L’adolescenza di Giovanna la sta rovinosamente portando ad assomigliare sempre più a zia Vittoria, sorella del padre e allontanata da quest’ultimo, a causa di un carattere irruento e una certa cattiveria che l’aveva resa temuta in famiglia. Vittoria, rimane un personaggio abbozzato e stereotipato, collerico e poco rappresentativo della fascia rurale della popolazione che vuole mostrare l’autrice. La narrazione procede su diverse sfumature molto marcate di classismo: alcune situazioni mettono in luce la superiorità di cui peccano i borghesi che pure soffrono la loro stessa condizione, almeno quanto i popolani della “Napoli bassa” soffrono bassa scolarizzazione e degrado.
I toni assunti dalla narrazione, sempre omodiegetica, ripercorrono le ansie e le perplessità tipiche di un’adolescenza che approda infine alla morte dei sogni infantili e allo sgretolamento delle certezze del caldo rifugio famigliare, ma senza mai avvicinarsi realmente alla realtà delle donne del sud. Il padre di Giovanna non si è mai accontentato né della propria condizione né della sua famiglia, trovando conforto solo nei libri.
Dal canto suo, Zia Vittoria agisce come una sorta di spirito guida, è colei che permette a Giovanna di rendersi conto delle bugie dei suoi genitori, immischiandola in una guerra della quale non dovrebbe far parte. Il resto della famiglia non rimane particolarmente impresso nella memoria del lettore, l’affollamento dei personaggi talvolta crea confusione e discontinuità nella narrazione.
Uno spaccato di vite
Figlia tanto amata finché non diventa ribelle, assumendo le fattezze della strega dell’Ovest, ASPè DI CHI STIAMO PARLANDO? troppo piccola per essere capita da un padre alquanto borghese, verso cui prova tanto rancore. La struttura procede lineare, con avvenimenti cronologici e qualche rimando al passato narrato dai personaggi stessi che aggiunge poco alle tematiche già presenti. Un tripudio di infelicità che si conclude con la presa di posizione di Giovanna, decisa a trovare la propria strada. L’opera non riesce a raggiungere del tutto l’obiettivo di rappresentare Napoli tanto promettente quanto dannata, rimanendo così una storia sentita ma debole nelle sfumature.
Tanto potenziale pare non riuscire a esprimere in pieno le tematiche proposte, se non con un accenno di idee legate a stereotipi di luoghi e personaggi. Nonostante questo però, come molti personaggi creati da Elena Ferrante, la piccola Giovanna rimane nel cuore.
Giulia Cerami
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