2 ' di lettura
La morte delle utopie
“Bisogna pur correre dei rischi per cambiare il mondo”
Giorgio Rosa
L’incredibile -quasi- storia vera di uno stato -quasi- indipendente. L’incredibile storia de l’isola delle rose è tratto da una delle più romanzesche utopie dell’epoca moderna verificatasi in Italia negli anni ’60. Attraverso la sapiente regia di Sydney Sibilia per Netflix America, ripercorriamo le tappe di questa tragicomica vicenda che ha come protagonista il giovane neo ingegnere Giorgio Rosa e della sua ambizione a voler fondare uno stato indipendente.
Una storia vera ma non verissima
“Un culo, su un’isola su cui puoi fare tutto quello che vuoi”
Lungi dall’essere una cronaca seria e scrupolosa, la vicenda è essenzialmente la diatriba tra lo stato italiano – durante il secondo governo Leone- e il riconoscimento dell’indipendenza di questa “isola di ferro”. La storia si apre a Strasburgo, con la richiesta insolita dell’ingegnere Giorgio Rosa: rendere la sua isola delle rose uno stato indipendente.
Mesi prima lui e il suo amico, il ricco Maurizio Orlandini, costruirono questa piattaforma sull’acqua, fuori dalle acque territoriali italiane. Doveva essere un luogo libero dalle costrizioni sociali e da qualsiasi legge. La pellicola ci presenta altri personaggi come Gabriella, W. R. Neumann e Franca, che, sebbene poco approfonditi, risultano comunque rappresentativi di alcune categorie di popolazione: i disapprovati.
La vicenda, sotto forma di commedia, risulta molto polemica su aspetti ritenuti critici della politica e del costume dell’Italia degli anni ’60 in piena Democrazia Cristiana, rappresentati spesso con vari stereotipi talvolta molto calzanti. Travolti dai moti rivoluzionari del ’68, i ministri del Parlamento italiano vengono raccontati in tono dichiaratamente canzonatorio e a tratti grottesco. Sicuramente, le scene in questione strappano qualche risata ma non si spingono oltre la superficie. L’accento è immancabilmente e più volte posto sullo sfruttamento della forza lavoro del sud -in particolare calabrese- da parte di aziende del nord, così da rimarcare la guerra sempreverde e italianissima del “nord contro il sud”.
L’isola delle rose aveva tutto, una moneta, una lingua e persino dei francobolli. Giorgio aveva scomodato l’ONU per far riconoscere la sua isola come stato indipendente. Non si sono mai espressi a riguardo in modo negativo, implicitamente suggerendo che una simile concessione non sarebbe stata del tutto impossibile. L’incredibile isola delle rose rimane un film di grande produzione ed è proprio per questo che nella ricostruzione tra verità e finzione gli ideatori si sono presi qualche libertà.
Quanto sono belli i sogni
Senza timore di svelare il finale di una storia già nota, l’affondamento e lo smantellamento dell’isola della rose durarono circa quaranta giorni. Nel film l’esito è più spettacolare, ma simile. La storia lascia un sorriso nella memoria, se solo non si soffermasse sugli esiti catastrofici che avrebbe comportato un’entità simile. Creare un precedente di questo tipo avrebbe sicuramente aggiunto caos a un mondo che a stento riusciamo a capire e a regolamentare, ingolfati nel caos della burocrazia.
La fiaba sessantottina ha avuto eco in tutto il mondo, un caso curioso di come certi sistemi si possano aggirare con un po’ di fantasia.
Giulia Cerami
Be First to Comment