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Isolate, perseguitate, torturate, uccise.
La caccia alle streghe non è un ricordo: oggi sono più di 3000, tra donne e bambini, le persone che vivono in campi per streghe, concentrati soprattutto nel Nord del Ghana. Le vittime vengono accusate di stregoneria e allontanate dai loro villaggi, espropriate dei loro beni, minacciate di morte, arrestate. Non tutte riescono a sopravvivere: aumentano ogni anno le torture e le morti associate alle accuse di stregoneria.
“Mio suocero voleva prendere le mucche, la terra e del denaro che mio marito mi aveva lasciato, e io mi sono rifiutata. In seguito, mi hanno accusata di essere una strega, così mi avrebbero cacciata e loro si sarebbero appropriati di tutto”.
“Quando mio nipote morì dopo una breve malattia, tutti mi odiarono. I miei cognati dissero che la colpa era la mia, mi accusarono di essere una strega. Gli abitanti del villaggio, guidati dai miei cognati, mi attaccarono con le mazze e diedero fuoco alla mia casa. Volevano uccidere me e i miei figli”.
Donne che si rifiutano di cedere le proprietà, anziane percepite come un peso, commercianti con cui gli uomini si credono in concorrenza: sono queste le streghe di oggi.
A partire dagli anni ’90 si è assistito, soprattutto in Africa e India ma anche in Nepal e Papua Nuova Guinea, al ritorno di una vera e propria caccia alle streghe.
Per caccia alle streghe, spiega Silvia Federici, si intende «la serie ricorrente di spedizioni punitive per mano di giovani giustizieri maschi o sedicenti cacciatori di streghe, che spesso si concludono con l’uccisione delle accusate e la confisca dei loro beni». Questi giovani, molte volte pilotati da attori che restano nell’ombra, rimangono di frequente impuniti e gli attacchi non denunciati: mancano quindi dati certi riguardo al fenomeno e quelli disponibili registrano sicuramente un numero di vittime inferiore a quello reale.
Le aree dove si concentrano questi eventi sono India e soprattutto molte zone dell’Africa: Zambia, Kenya, Sud Africa, Repubblica del Benin, Camerun, Tanzania, Repubblica Democratica del Congo, Uganda, Nigeria. In Ghana addirittura «vengono trasmessi quotidianamente programmi televisivi e radiofonici che spiegano in che modo operano le streghe e come identificarle», spiega Federici. In Gambia è noto l’utilizzo che l’ex presidente Yahya Jammeh ha fatto delle accuse di stregoneria, arma per reprimere la dissidenza e pretesto per rapire, rinchiudere e torturare migliaia di persone.
Se raramente i governi sono coinvolti in questi eventi alla luce del sole, è anche vero che ad eccezione del Sudafrica nessuna autorità statale ha investigato seriamente all’interno del fenomeno e degli omicidi che ne derivano.
Il problema è globale
Le nuove forme di caccia alle streghe si inseriscono nel più ampio quadro di violenza sulle donne in aumento in tutto il mondo e che comprende fenomeni come femminicidi, stupri, sfruttamento del corpo e del lavoro femminile, aggravati dal razzismo. Violenza non solo fisica ma anche economica e sociale, con la svalutazione della donna attraverso tagli nei servizi sociali, occupazionali o assistenziali, condizioni di lavoro disumane, mancanza di assistenza sanitaria, diritto all’aborto negato o aborto forzato e sterilizzazione imposta.
Violenza domestica ma anche pubblica, che spesso è compiuta dalle istituzioni che avrebbero il dovere di proteggere le stesse donne che attaccano.
Sono da sempre le donne quelle a cui è attribuita una natura più misteriosa e malvagia, che conosce i segreti della vita così come della morte. Non stupisce che siano loro ad essere ritenute le responsabili di tutti i mali che affliggono il mondo. In alcune zone accusate di istigare il lato peggiore dell’uomo, di vendersi per ottenere favori, di tradire e rovinare la vita di chi hanno accanto, in altre accusate di causare sterilità in altre donne, morti infantili e distruzione dei raccolti.
Le sue cause coinvolgono tutti
Se sei donna e hai della terra, sei una strega.
Se sei donna e sei indipendente, sei una strega.
Non si può spiegare il fenomeno nascondendosi dietro accuse di superstizione e fattori culturali: le nuove forme di accumulazione capitalista, come le espropriazioni di terre ai contadini, la distruzione dei legami comunitari e l’intensificazione dello sfruttamento del corpo e del lavoro delle donne spiegano l’emergere del problema.
Non è un caso che la caccia alle streghe sia diffusa soprattutto nei territori che sono un bersaglio per le imprese commerciali. Spesso queste collaborano coi leader locali, che manipolano i giovani uomini in difficoltà che accusano di stregoneria le anziane donne della famiglia, o della comunità, per espropriare la loro terra.
Viene alimentato lo scontro tra giovani e anziani, soprattutto anziane, che spesso si trasferiscono spontaneamente nei campi per streghe temendo per la propria incolumità.
Le dispute sui terreni, le rivalità economiche e le vendette personali sono tra le principali cause delle accuse di stregoneria, così come la difficoltà di sostenere persone viste ormai come spreco di risorse, il bisogno di appropriarsi dei loro beni o di giustificare la confisca o privatizzazione di terre comuni a fini commerciali e turistici.
Alle tensioni dovute alla scarsità dei terreni, alla povertà, alle epidemie e alla difficoltà del sistema sanitario, si aggiunge il contributo delle sette religiose evangeliche che diffondono la paura del demonio e delle streghe, presentate come la causa di malattie, morte e povertà, e dei guaritori tradizionali, che additano le cosiddette streghe come colpevoli dei propri insuccessi.
In alcune aree anche i bambini sono vittime frequenti di accuse di stregoneria da parte di esorcisti cristiani e guaritori tradizionali, che si arricchiscono col pretesto di liberare i loro corpi dal demonio. Molti bambini vengono per queste accuse abbandonati o uccisi, con la complicità di chi non riesce più a mantenerli.
È in atto un vero e proprio massacro, e l’azione delle poche organizzazioni che si occupano del problema non basta. L’indifferenza, per non dire complicità, delle istituzioni nazionali e internazionali è scandalosa.
In gioco ci sono le vite e la dignità delle persone. Uno spargimento di sangue, anche se reso invisibile, non sporca meno le mani.
Chiara Magrone
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