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Dove l’ombra delle nuvole si stende piatta al suolo senza trovare ostacoli, dove ci si sente minuscoli, quasi inadeguati, dove la notte è più cupa e la Via Lattea non è offuscata dalle luminarie cittadine.
La piana di Campo Imperatore è una quieta parentesi tra le rocce ispide del Gran Sasso. Una distesa contenuta da sagome gentili, lontano dalla smaniosa tecnica del progresso. Il verde è sicuramente il colore predominante, con tutte le sue declinazioni. Qua e là si incontra del bestiame, qualche criniera al vento, nel loro più libero essere. Una striscia di cemento sbiadito taglia un paesaggio che sembra ispirarsi alle sconfinate distese Irlandesi. Le forme dolci delle colline si sdraiano lente creando bacini d’acqua naturali, alcuni dalle forme simboliche. Vale la pena percorrerne un tratto a piedi, sentirsi proiettati fuori dal tempo e lasciarsi invadere dalla sensazione della beata solitudo.
“sò sajitu aju Gran Sassu, sò remastu ammutulitu,
me parea che passu passu se sajesse a j’infinitu!”
Greta Contardi
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