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I vaccini approvati nel mondo ad oggi sono tre. Settanta paesi poveri vaccineranno solo una persona su dieci

5 ' di lettura

Secondo i dati di Our World in Data sono 94.912.450 le dosi di vaccino somministrate nel mondo. In rapporto alla popolazione è vaccinato per la prima volta l’1,08% e per la seconda volta lo 0,13%. Israele risulta essere lo Stato con un percentuale maggiore di vaccinati riportando un 54,72%.

Quali sono i vaccini distribuiti nel pianeta?

Ad oggi sono tre gli antidoti che hanno avuto l’approvazione dell’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) in corsa altri cinque che potrebbero arrivare nei prossimi mesi, 67 vaccini sono in fase di sperimentazione sull’uomo ed altri 174 sono in fase pre-clinica.

Il primo ad essere approvato è Pftzer-BioNtech. A crearlo gli scienziati tedeschi Ugur Sahin e Oxlem Tureci cofondatori dell’azienda farmaceutica tedesca BioNtech e fra le cento persone più ricche della Germania. Un progetto ambizioso definito velocità della luce che ha richiesto importanti risorse, motivo per i quale dal marzo scorso la tedesca stringe un accordo con Pftzer, una fra le più grandi biofarmaceutiche al mondo con sede a New York ma presente in 160 Paesi impiegando ben 96.000 dipendenti. Insomma due colossi della farmaceutica, Germania e Stati Uniti, per combattere il Covid garantendo un’efficacia del 95%.

La Pfter-Biontech è stata al centro di un dibattito molto accesso in Unione Europea dopo l’annuncio, da parte della casa farmaceutica, di ritardi nelle consegne di dosi. Si è sospettato che l’azienda abbia abbandonato l’Europa per avvicinarsi a chi paga di più; l’Unione Europea paga circa 5 dollari in meno a dose degli Stati Uniti, quasi 15 in meno di Israele. Pftzer ha un obiettivo: arrivare a produrre 2 miliardi di dosi per farlo bisogna fermare lo stabilimento di Puurs, in Belgio, per ingrandirlo. Stando alle dichiarazioni dell’azienda, riportate da Il Fatto Quotidiano, sono questi i motivi dei ritardi.

Dopo queste imbarazzanti vicende legate a logiche di mercato la Pftzer-BioNtech annuncia che consegnerà in Europa fino a 75 milioni di dosi. La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, scrive su Twitter: «Pfizer-Biontech consegnerà 75 milioni di dosi in più nel secondo trimestre dell’anno e fino ad un totale di 600 milioni di dosi nel 2021».

ModeRNA come Pftzer-BioNtech si basa sulla tecnologia RNA messaggero

Il secondo vaccino approvato è prodotto da Moderna, società di biotecnologia con sede a Cambridge in Massachusetts, impegnata nella ricerca di farmaci basati sull’RNA messaggero. Mentre la storia della Pftzer risale a metà dell’800 quella di Moderna è piuttosto recente, nasce nel 2010 e si impegna nella lotta contro le malattie infettive e virali. Il vaccino è stato per gran parte sostenuto dai fondi pubblici americani, dal programma Branda che ha garantito una copertura di 955 milioni di dollari che sono andati a finanziare tutti i costi sostenuti per la sperimentazione a cui si aggiungono altri 1.525 milioni di dollari del governo federale per l’acquisto e la fornitura di 300 milioni di dosi di vaccino . Moderna sta studiando la possibilità di somministrare una terza dose per aumentare la risposta immunitaria contro le varianti de virus.

Anche Moderna nelle settimane scorse ha ritardato, spiegato dal commissario all’emergenza Domenico Arcuri. Riassumendo a febbraio arriveranno 4 milioni di dosi al posto di 7 milioni, si spera in un recupero nel mese delle “Primule”, marzo. Nel frattempo si presenta una riduzione del 20% da parte di Pftzer e Moderna, del 60% di AstraZeneca.

Astra- Zeneca arrivati all’approvazione ma incertezza

Il terzo approvato è quello prodotto da Astra-Zeneca risultato inizialmente, in confronto agli autorevoli Moderna e Pftzer-Biontech, l’ultimo della classe. L’azienda biofarmaceutica anglo-svedese ha ricevuto l’approvazione dall’Ema (Agenzia Europea per i medicinali) il 29 gennaio dopo dubbi riguardo l’efficacia su pazienti di età superiore ai 55 anni. L’Ema però ha precisato che non ci sono abbastanza risultati nei partecipanti più anziani, raggiungendo un’immunità intorno al 60% dopo due dosi. L’Agenzia Italiana del Farmaco ha approvato con l’indicazione per l’utilizzo preferenziale dai 18 ai 55 anni ma Roberto Burioni in un tweet annuncia che i vaccino Astra-Zeneca non protegge dall’infezione asintomatica.

I cinguettio è affiancato dall’istituzionale annuncio di Ursula von der Leyen; afferma che la società biofarmaceutica Astra-Zaneca fornirà in Europa altre 9 milioni di dosi di vaccino contro il coronavirus entro marzo. Ma se viene nuovamente messa in discussione la sua efficacia, sarà un buco nell’acqua l’acquisto di nuove dosi? In aggiornamento.

Sono tre quindi i vaccini per combattere la pandemia ma sembra che scienza e politica non vadano ben d’accordo e sul piano vaccinale europeo c’è molta confusione. Nelle prossime settimane si attende l’approvazione da parte di Ema per il vaccino Jhonson & Johnson e Novavax. Entrambi in fase di sperimentazione cercano di combattere l’inefficacia sulla variante sudafricana.

Fino ad ora a sventolare è per lo più la bandiera statunitense ma si fa sempre più chiara la strada verso l’approvazione di Sputnik V, vaccino prodotto a San Pietroburgo negli stabilimenti della Biocad, dove fra l’altro per il packaging emerge il gruppo Marchesini di Pianoro (Bologna) leader mondiale del settore. L’Ungheria ha già firmato un accordo per acquistare l’antidoto russo, il primo ministro Gergely Gulyas giustifica la richiesta attaccando l’Unione Europea per i ritardi.

Il 29 gennaio Sputnik V con un tweet annunciava la disponibilità verso l’Unione Europea con 100 milioni di dosi immunizzanti entro il secondo semestre del 2021. La fase di verifica è solo all’inizio della procedura, pensare di distribuire il vaccino già a primavera suona quasi di utopia.

Bizzarro il caso del vaccino cinese Sinovac che registra un’efficacia del 91% in Turchia mentre in Brasile del solo 50%. L’Indonesia ha iniziato la somministrazione.

Le vaccinazioni aldilà dei Monti Urali quasi inesistenti

Già nello scorso dicembre il New York Times denunciava la disuguaglianza sociale causata dalla somministrazione dei vaccini, il giornale statunitense usava parole quali Cleared the Shelves “Ripulire/svuotare gli scaffali” riferendosi ai paesi ricchi del mondo. Su quegli scaffali le dosi del vaccino.

Stando ai dati più recenti, quelli di Our World in Data, il Paese con meno vaccinati è l’Algeria, sono state somministrate 30 dosi, seguendo la classifica compare gran parte del sud del mondo, questo equivale a dire che esiste un rapporto fra ricchezza e vaccini.

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Sono 12 miliardi le dosi che le case farmaceutiche dovrebbero produrre in totale, 9 miliardi sono già state riservare da un numero ristretto di Paesi, Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Nuova Zelanda, Australia e Unione Europea. L’Organizzazione Mondiale della sanità parla di nazionalismo farmaceutico con il rischio di una catastrofe morale. A sostenere la tesi dell’Oms è Alberto Mantovani, direttore scientifico dell’Istituto Clinico Humanitas: «Non mandare vaccini proprio ai Paesi poveri del mondo è scandaloso per due motivi: primo etico, secondo sanitario, visto che il virus non si ferma ai confini e le due varianti oggi più temute vengono proprio da lì, dal Sud Africa e da Manaus nella selva brasiliana».

Settanta paesi poveri, (il 13% della popolazione mondiale è rappresentata dalla povertà) saranno in grado di vaccinare solo una persona su dieci è la denuncia, riportata da Amnesty International, fatta dall’Alleanza per il vaccino popolare composta anche da Frontline AIDS, Global Justice Now e Oxfam.

In soccorso Nasce Covax, definito come uno dei tre pilastri dell’ Access to Covid-19 Tools (ACT) Accellerator lanciato in aprile come risposta alla pandemia costituito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità insieme a Gavi Alliance e Coalition for Epidemic Preparedness Innovations (CEPI), l’obiettivo è la distribuzione equa del vaccino puntando ad una somministrazione di due miliardi di dosi entro il 2021. L’unico sforzo per garantire che le persone in tutti gli angoli del mondo avranno accesso ai vaccini COVID-19 una volta che saranno disponibili, indipendentemente dalla loro ricchezza.

Da Gavi Org

Ma le donazioni e gli stanziamenti nazionali (l’Europa ci ha messo 400 milioni, l’Italia 103, la Gran Bretagna 750) sono stati di molto inferiori alle attese con gli Usa per ora alla finestra. Quelle private – con la Fondazione Gates in testa – sono arrivate con il contagocce. L’Organizzazione Mondiale della sanità ha esortato gli Stati membri a sospendere le vaccinazioni contro il coronavirus dopo aver finito di immunizzare i loro operatori sanitari e i gruppi vulnerabili per garantire una distribuzione “equa” delle dosi in tutto il mondo, riporta Huffington Post. A commentare la proposta è Fabrizio Pregliasco, virologo e direttore sanitario dell’Istituto Galeazzi di Milano:« Non possiamo dimenticare i Paesi più poveri. E non solo per una questione etica. Il problema è anche sanitario, senza un vaccino lì, in quei territori, il virus può diffondersi incondizionatamente, col rischio che si sviluppino delle varianti. La proposta è da prendere in considerazione».

A quanto si legge dagli ultimi dati il piano vaccinale sembra andare contro la “sana” proposta dell’Oms, si pensi al caso Lombardia dove il 51 % de vaccino anti-covid è stato somministrato a personale non sanitario.

A preoccuparsi oltre i loro confini sono Russia e Cina

Xi Jimping come riporta Open aveva promesso la disponibilità del proprio vaccino a “prezzi abbordabili” a tutti i Paesi in via di sviluppo in quanto, continua, bene pubblico globale. La mania di espansione della Cina è palese e conosciuta in tutto il mondo. Propaganda? Sembra che siano in via di sviluppo accordi con il Nord Africa dove in Egitto le prime dosi sono arrivate nei primi giorni di gennaio, si aggiungono sotto l’ala rossa i Paesi del Golfo, l’America Latina e il sudest asiatico. Dalla stessa parte la Russia che distribuisce il suo Putnik V con il vantaggio di essere meno costoso in Argentina, Brasile, Bolivia, India e Palestina.

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Fonte: Our World in Data

I dati e le previsioni sono in continuo aggiornamento. La campagna vaccinale, seppur gravemente rallentata, sembra procedere. Da una parte gli ottimisti dall’altra i pessimisti e dall’altra ancora i negazionisti no-vax. Liberi tutti di farsi un’opinione a patto di non macchiare il mondo di disinformazia.

Giorgia Persico

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