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MeriTonale. Musiche a Sud #2 Niccolò Fabi – Tradizione e Tradimento (2019)

2 ' di lettura

Niccolò Fabi non dura una stagione.


I dischi di Fabi non sono cartoni di uova da consumare entro il prossimo weekend altrimenti scadono, non sono album che resistono aggrappati alle orecchie fino alla prossima grande uscita che cancella ogni ricordo. Devono sedimentare. Pian pianino, giorno dopo giorno, le parole di Niccolò devono stratificare nel cervello prima di poterne parlare, fino a scoprire che in fondo questo disco parla già di sé. Tralascerei anche la stucchevole introduzione sul passato e presente di Fabi, sceglierei di far parlare i brani tramite loro stessi. E allora iniziamo da “Scotta”, dove c’è una dichiarazione d’intenti – se vogliamo – anche abbastanza battagliera: “quando non si gira dall’altra parte, l’Arte non è una posa ma resistenza alla mano che ti affoga”. In “A prescindere da me” sceglierei la frase “basta avere una memoria ed una prospettiva a prescindere dal tempo”. Andando avanti troviamo una delle mie preferite di questo lavoro, “Amori con le ali”, quasi un magnificat dei mezzi di trasporto, perché ognuno di essi “mi ha regalato un movimento, avvicinandomi a qualcuno e allontanandomi da qualcun altro”. Questo è forse il brano più deep del disco con quel synth ossessivo che fa da tappeto per tutto il brano. “Io sono l’altro” è stato il singolo, il brano che ha anticipato il lavoro e che ha descritto un po’ la crisi di empatia dei nostri tempi, partendo dall’espressione «In Lak’ech» che nella cultura Maya può essere tradotta come “Io sono un altro te” o “Tu sei un altro me” e che, legata in maniera forzata al Rimbaudiano “Io è un altro” descrive il senso di questo brano: “Quelli che vedi sono solo i miei vestiti, adesso facci un giro e poi mi dici”.

Questo disco, come del resto anche gli ultimi lavori di Niccolò prevede la partecipazione di alcuni amici-di-una-vita che corrispondono ai nomi di Roberto Angelini e Pier Cortese. E se abbiamo imparato ad apprezzare l’ex-gattomatto soprattutto per la qualità della sua chitarra, in questo album Pier Cortese firma insieme a Fabi uno dei pezzi più “fabiani” delle nove tracce, ovvero “I giorni dello smarrimento”, in cui emerge uno degli altri temi del disco: l’estraneità a questo mondo sintetizzata sul finire della traccia con “cittadino di un bel niente, straniero dappertutto”. La seguente “Nel blu” ci porta in atmosfere più Sinigalliane per descrivere un incontro tra due anime ferite, “un’assemblea di cocci a conversar di vasi” che decidono di saltare assieme nel blu per darsi forza, per assorbire l’uno il coraggio dell’altro. “Prima della tempesta” ci racconta un giudizio universale 2.0, dove la tempesta purificherà questo sporco mondo “e i mercanti com’è giusto affogheranno in un pantano di acqua, truffe e oro fuso della loro stessa mano”. E se la successiva “Migrazioni” non ha bisogno né che la si presenti, né che la si spieghi, né che se ne sottolineino liriche precise in quanto è impossibile strappare una frase da una poesia, se non col rischio continuo di decontestualizzare, mi occuperei della traccia che dà il nome – e chiude – l’album. “Tradizione e tradimento”, ovvero ciò che ci tiene in bilico, “nelle insidie di ogni tradimento, tra le forze che da sempre mi dividono”, brano che disegna l’instabilità di ognuno di noi.

Niccolò Fabi non sarà proprio il cantautore dai brani trascinanti che ricordiamo fino a – forse – “Novo Mesto” ma con questo album inaugura un ulteriore nuovo percorso, scavando ancor più a fondo nell’animo umano, sì sì pure nel tuo che leggi, lasciando nudi a raccogliere i cocci di un’anima che il mondo devasta e che noi spesso non sappiamo rimettere a posto.

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