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Nella città metropolitana di Napoli, tra le quattro Isole Flegree, ce n’è una rinomata per la sua bellezza e le sue caratteristiche uniche. Innanzitutto, quelle architettoniche: chi arriva non può fare a meno di notare la massiccia presenza di archi e scale a dorso d’asino; questo scenario da cartolina simboleggia la popolarità in un sistema strutturale costruito ad immagine e somiglianza di un popolo che ha sempre cercato di massimizzare i pochi spazi presenti sull’isola. Gli archi svolgono la funzione di “passaggio” tra le stradine e le abitazioni. Le scale rampanti poggiano su di essi consentendo di raggiungere i piani superiori delle case dall’esterno. Particolarità assoluta è il vefio, terrazzino coperto da una volta ad arco policentrico. L’elemento popolare riguarda soprattutto i colori delle case dell’isola: tutti pastello, a volte tenui altre volte accesi, distribuiti in modo che non vi siano due case confinanti con lo stesso colore. Così – secondo la leggenda – i pescatori potevano riconoscere la propria da lontano.
Un’isola capitale di cultura
Su quest’isola Arturo Gerace, protagonista de L’Isola di Arturo di Elsa Morante, vive i suoi primi 16 anni. Attende il padre Wilhelm mentre scopre il desiderio per la matrigna Nunziatella. Su quest’isola Michael Radford, nel 1994, terminò le riprese de Il Postino, lungometraggio liberamente ispirato a Il postino di Neruda, fortunato libro dello scrittore cileno Antonio Skármeta. La pellicola è considerata il film-testamento di Massimo Troisi. Ottenne un grandissimo successo di pubblico e critica, oltre a cinque nomination agli Oscar. La colonna sonora di Luis Bacalov riuscì a portare a casa la statuetta che consegnò il trionfo internazionale all’opera cinematografica. Per intenderci, quella che vede Troisi, nella versione americana, doppiato da Robert De Niro.
Sempre quest’isola troviamo Palazzo d’Avalos, che fu residenza dei governatori del posto prima di essere trasformato in carcere dai Borbone e l’abbazia di San Michele Arcangelo, la cui cupola a picco sul mare caratterizza il profilo del panorama del territorio. Tra i due luoghi c’è una stradina, stretta come tutte quelle dell’isola, dedicata a Concetta Barra. Concetta è la madre di Peppe Barra, artista poliedrico che dal 1970 entra nella Nuova Compagnia di Canto Popolare. Erano un gruppo di giovani artisti che si impegnavano a riportare in scena la musica napoletana nella sua forma tradizionale. Nella NCCP, oltre a Peppe, ci sono musicisti di prim’ordine come Eugenio Bennato, Carlo d’Angio e Roberto De Simone, direttore del gruppo. Durante una sessione di prove a casa Barra, De Simone ascolta Concetta che canta, ne rimane folgorato e la include negli spettacoli del gruppo. Concetta Barra diventa così una delle colonne della Nuova Compagnia ma anche della musica napoletana in genere, che le attribuisce l’onore di essere la voce ufficiale di questi 4 km2 o poco più.
Su quest’isola, che per comodità chiameremo Procida, il 2022 sarà un anno particolare: col grido di battaglia La cultura non isola, il comune si è aggiudicato il titolo di Capitale Italiana della Cultura.
Il progetto tra cultura, innovazione e interazione
L’isola napoletana ha battuto altre nove città (Ancona, Bari, Cerveteri, L’Aquila, Pieve di Soligo, Taranto, Trapani, Verbania e Volterra) nella corsa a quest’onore, e succederà così a Parma, Capitale Italiana della Cultura sia nell’anno 2020 che nel 2021, a causa della pandemia da Covid-19 che di fatto ha costretto la città emiliana a posticipare tutti gli eventi all’anno in corso. Per la prima volta dal 2015, da quando cioè è stata istituita quest’iniziativa, il titolo va ad un piccolo borgo – sono infatti appena diecimila i residenti nell’isola – e non ad una città capoluogo di provincia o di regione.
Il progetto elaborato dal comitato promotore prevede 44 progetti culturali, 330 giorni di programmazione, 240 artisti chiamati a raccolta, 40 opere originali e 8 spazi rigenerati che andranno a declinare un menù diviso in cinque sezioni specifiche:
Procida inventa: includerà mostre, proiezioni cinematografiche, performance ed altre opere;
ispira: in cui l’isola verrà valorizzata attraverso l’immaginazione e la creatività;
include: dove l’arte porterà gli individui e la collettività ad interagire,
innova: dove il patrimonio culturale dell’isola si confronterà con l’innovazione e
impara: in questa sezione si progetti con interessante valenza educativa.
Buon Anno Procida!
Le motivazioni che hanno spinto il Ministero per i Beni Culturali ad affidare a Procida il delicato compito di gestire il milione di euro in palio per l’attuazione dei progetti, si riassumono nel discorso del ministro Franceschini durante la proclamazione: «Il progetto culturale presenta elementi di attrattività e qualità di livello eccellente. Il contesto di sostegni locali e regionali pubblici e privati è ben strutturato, la dimensione patrimoniale e paesaggistica del luogo è straordinaria, la dimensione laboratoriale, che comprende aspetti sociali e di diffusione tecnologica è dedicata alle isole tirreniche, ma è rilevante per tutte le realtà delle piccole isole mediterranee. Il progetto potrebbe determinare, grazie alla combinazione di questi fattori, un’autentica discontinuità nel territorio e rappresentare un modello per i processi sostenibili di sviluppo a base culturale delle realtà isolane e costiere del paese. Il progetto è inoltre capace di trasmettere un messaggio poetico, una visione della cultura, che dalla piccola realtà dell’isola si estende come un augurio per tutti noi, al paese, nei mesi che ci attendono».
L’augurio più grande è però, senza dubbio, che la manifestazione possa svolgersi nella maniera migliore possibile, che da molto tempo significa in modo normale. Che possa garantire una fruizione degli eventi lontana dal digitale e, come va di moda dire adesso, in presenza. Soprattutto, che la partenza degli eventi della Capitale Italiana della Cultura possano intrecciarsi con la ripartenza degli eventi collegati alla cultura e all’arte italiana tutta. Usciremo così dal cono d’ombra di questi due anni, per andare incontro al sole che batte a picco sul Golfo di Napoli.
Mario Mucedola
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