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Per cosa uno non basta?
Solo l’1% dei 196 miliardi del Recovery Fund è destinato ai giovani, chiediamo il 10 % perché #Unononbasta.
Una giovane regge un pezzo di cartone con questa frase scritta sopra, è il 30 dicembre 2020 e in Italia arrivano i fondi del Recovery Fund per risollevarci dalla crisi aggrava dalla pandemia. Quello stesso giorno ha inizio la petizione Unononbasta, che oggi conta la firma di quasi 100.000 persone.
Uno non basta nasce dall’unione di un movimento; Visionary Days e un’ associazione, Officine Italia entrambi guidati da giovani che lottano per avere equità: perché tutti abbiano accesso alle opportunità per svilupparsi e realizzarsi. Prendono parola per dire che la giustizia sociale deve essere una priorità nel nostro Paese, per influenzare le scelte politiche e per votare solo chi condivide questa urgenza. L’obiettivo è un futuro brillante, disegnato da giovani.
Ma perché questa petizione? Qual è stata l’esigenza? Un’opportunità. Il nostro Paese ha la possibilità grazie agli aiuti europei, Recovery Fund, di investire per ristabilire l’economia e l’intero assetto sociale dopo la pandemia. Un passo indietro.
Cos’è il Recovery Fund?
Chiamato anche Next Generation EU dalla Commissione Europea, è uno strumento per contribuire a riparare il danno economico e sociale causato dalla pandemia di coronavirus, la Commissione europea, il Parlamento europeo e i leader dell’UE hanno concordato un piano di ripresa che aprirà la via d’uscita dalla crisi e getterà le basi per un’Europa moderna e più sostenibile, un totale di 750 miliardi di euro che aiuteranno l’Europa a ricostruirsi per un’Europa più verde, più digitale e più resiliente.
All’Italia spettano 83 miliardi di sovvenzioni e 127 miliardi di prestiti, le prime sono a fondo perduto (il soggetto erogante non chiede la la restituzione). L’Italia ha ricevuto dall’Unione Europea la maggiore quota di risorse a fondo perduto. Per accedere ai fondi sarà necessario presentare alla Commissione Europea entro aprile 2021 il piano con la possibilità di discuterlo fino a giugno. Per farlo sarà necessario un governo coeso che riesca finalmente a formulare un piano adatto.
Giovani disorientati e confusi
Dati i tristi dati, riportati da UnoNonBasta, dove si rileva che il 27,8% dei giovani italiani non studia e non lavora classificandosi come il dato peggiore di tutta Europa ed è così che si lega la “fuga dei cervelli”; in 10 anni l’Italia ha perso 250 mila giovani al prezzo di 16 miliardi. Evidenziato è anche il fenomeno dello “Skill mismatch” tradotto “discrepanza tra le competenze” e secondo lo studio “News Skills at Work”, condotto da JpMorgan e Bocconi, l’Italia è terza al mondo; le esigenze del mercato del lavoro non si allineano con le discipline scelte dai giovani. Altro aspetto è l’abbandono del percorso formativo con una percentuale del 14,5 in un età compresa fra i 18 e i 24 anni.
L’Italia di fronte a questa desolante emergenza dedica solo l‘1,1% delle risorse Recovery Plan ai giovani. Gli stessi che dovranno restituire il prestito, non interessa la formazione e la crescita al nostro governo? Governo è un parolone. Nella bozza del PNRR, Piano Nazionale di Ripresa e Resilenza il tema giovanile è trattato come trasversale, “al netto degli annunci pubblici, emerge la mancanza di un piano organico e coerente che indirizzi la questione giovanile in quanto tale” si legge in un post di Unononbasta.
Dallo studio ai fatti
UnoNonbasta non si limita ai dati sceglie di agire perché leggere solo i report non basta. Il 14 gennaio a Palazzo Chigi; sull’edificio è proiettata la bandiera d’Italia e una scritta:” Chi non investe nei suoi giovani, non ha futuro“, ai piedi del Palazzo tre ragazzi e tre cartelli “Chiediamo il 10 %” Un’azione che ha portato al ricevimento da parte di Vincenzo Amendola, Ministro per gli Affari Europei ma più forte è la presentazione del Position Paper alla Commissione di Bilancio il primo febbraio.
“Abbiamo identificato tre problemi che possiamo riassumere con una frase: manca un piano coordinato per trattare il piano giovani come merita, in primo luogo con risorse adeguate in secondo luogo con voci chiare e organiche” , sono le parole di Gabriele Grosso – segretario generale di Visionary Days- mentre legge le proposte alla Commissione di bilancio
“Nex generation ha una possibilità di investimento unico. Ce ne rendiamo conto? Anche il nome next generation suggerisce che i giovani devono essere menzionati, nel presente che viviamo siamo troppi,in aule dove siamo solo un numero; tirocinanti non pagati, cervelli in fuga, precari quando non siamo disoccupati. Siamo qui per dire alle istituzioni che giovani non è solo una parola, dire giovani ha delle conseguenze”.
Un’introduzione seguita da proposte concrete frutto di studio e continuo aggiornamento: “Chiediamo che 20 miliardi vengano assegnati a politiche studiate per i giovani per garantire un futuro a loro e al paese, 20 miliardi che chiediamo vengano usati per facilitare l’ingresso al montodo del lavoro per dare loro la possibilità di formarsi ai nuovi mestieri e per reinserire persone che non studiano non lavorano e non stanno cercando lavoro”. Sono tre le azioni proposte: facilitare l’ingresso dei giovani al mondo del lavoro, orientare e formare i giovani ai nuovi mestieri e reinserire professionalmente circa 350.000 giovai e adulti che attualmente non studiano né lavorano. Per ogni azioni precise somme indicate con chiarezza e fermezza.
“Le fondamenta di ogni Stato sono l’istruzione dei suoi giovani“, Diogene di Sinope.
Gli adulti protagonisti delle rivoluzioni sessantottine hanno sempre rimproverato la mancanza di interesse e spirito di pacifica rivolta verso un sistema che non funziona, questa è una dimostrazione del contrario. I 99.121 mila firmatari della petizione condividono la proposta lanciata da Visionary Days e Officine Italia, scegliere di firmare vuol dire partecipazione, metterci il nome.
La condizione precaria non deve essere guardata con tenerezza e lamento ma con forza e pragmatismo. Un passo? Partecipare attivamente e osservare ciò che combinano nei palazzi fra mille scartoffie.
Giorgia Persico
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