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In Cina è iniziato il Festival della carne di cane e in un certo senso riguarda anche noi

4 ' di lettura

I diritti per gli animali nel Mondo sono ancora un miraggio. E’ un fatto, la realtà di un Mondo che in questo senso sembra letteralmente girare al contrario. Questo perchè la nostra è una società fondata sul culto della carne. La nostra società è pienamente convinta dell’importanza delle proteine animali, dalla crescita fino all’età adulta e con la convinzione profondamente radicata che la carne sia un alimento che dona forza e dal cui consumo dipende l’essere in salute.

Non c’è da stupirsi. Molti esseri umani faticano a sopportare e rispettare il prossimo, figuriamoci quanto può interessare il futuro di una specie diversa come quella animale. Per di più, una specie su cui l’essere umano da sempre pensa sia giusto e normale imporre prepotentemente la propria superiorità, ad ogni costo. Tutto questo senza minimamente pensare che gli animali sono esseri senzienti, proprio come noi. Esseri che provano emozioni e dolore.
Le sofferenze che ogni giorno moltissimi animali subiscono, le vessazioni e i maltrattamenti sono reali, avvengono e pesano sulla coscienza dell’essere umano, che voglia o meno prenderne atto e assumersene le responsabilità.

Nonostante ciò, per fortuna, sono molte le associazioni e le ONG (Animal Equality, Essere Animali e LAV etc.) che quotidianamente si battono per la tutela dei diritti degli animali e per migliorare le loro condizioni precarie, condizioni che si aggravano soprattutto negli allevamenti intensivi.

Che cos’è il Festival di Yulin

Di solito, l’idea del solstizio d’estate è accompagnata da immagini serene, ghirlande floreali, banchetti di buon cibo e quant’altro. In Cina, nella Regione Autonoma di Guangxy Zhuang, il 21 giugno coincide con qualcosa di totalmente diverso: l’inizio del Festival di Yulin, più noto come il Festival della carne di cane (“Lychee and Dog Meat Festival“). 10 lunghi giorni in cui i partecipanti consumano, appunto, carne di cane e litchi oppure la acquistano, chissà a che prezzo.
Già durante il trasporto degli animali, da una regione a un’altra o da una città a un’altra, non sono rispettate norme e le condizioni sono estremamente malsane. Centinaia di cani sono prima “allevati” a bastonate e maltrattati, poi brutalmente uccisi. E’ una pratica sanguinosa che, più di una ricorrenza, più di una festa, sembra assomigliare a un vero e proprio “accanimento” verso i cani.

carne

Si potrebbe pensare che la Cina non ha la nostra stessa cultura alimentare – si pensi ai “wet market” -questo ahimè lo pensiamo più o meno tutti, ma il punto è un altro. Il punto è che c’è bisogno di sensibilizzare rispetto alla crudeltà di queste uccisioni, non solo in Cina o in Asia, ma anche in Occidente. Non solo verso i cani, ma verso qualunque animale. La sensibilizzazione è l’unica arma che può far comprendere il dolore che questi animali sono costretti a provare sulla loro pelle.

Per fortuna qualcosa in Cina sta cambiando

C’è anche da dire che, dalla pandemia in poi, qualcosa sembra essere cambiato. Si è registrato un aumento degli ambulatori veterinari e una diminuzione della macellazione dei cani.
Poi, da maggio 2020, alcune città della Cina Sud orientale hanno emanato un decreto vincolante che prevede sanzioni per chi traffica o consuma carne di cane o gatto. Riprendendo una nota del governo e del Ministero dell’Agricoltura e delle Attività Rurali, hanno dichiarato questi animali come amici dell’uomo. Una seconda nota dello scorso maggio invece, ne vieta l’uso all’interno dei laboratori per scopi scientifici. Il passo successivo a cui si auspica, è che norme e decreti come questi si estendano ad altre zone della Cina, fino a interessarla tutta.

Inoltre, bisogna tenere presente che il “dog meat trade” non c’è solo in alcune zone della Cina e non solo in questo periodo dell’anno, ma c’è tutto l’anno e riguarda numerose zone dell’Asia (Vietnam, Corea, Thailandia, Laos e India). Si stima che ogni anno in questi Paesi vengano uccisi circa 30 milioni di cani.

Perchè i cani no e i maiali e le mucche sì?

Se, giustamente, ci fanno venire il volta stomaco e inorridire le notizie sul Festival di Yulin in Cina sull’uccisione di cani, allora perché le immagini di altri animali negli allevamenti intensivi o in comuni macelli sembrano quasi non toccarci? Oppure magari ci toccano, ma non abbastanza per sensibilizzarci a tal punto da pensare “c’è qualcosa che non va, bisogna cambiare”.
Cambiare significa cambiare nel nostro sentire, nella nostra empatia e compassione che ci spingono a vedere un animale con altri occhi. Occhi che percepiscono dall’altra parte semplicemente un altro essere vivente. Non solo un corpo con la sola finalità di essere ingozzato di cibo per il macello e per arrivare sulla tavola nelle forme che conosciamo.

Infatti, chi è veramente amante degli animali, chi è un animalista non conosce gerarchie, non contempla distinzioni. Perché la vita di un cane vale quanto quella di un maiale, di una mucca, di un pollo, di un tacchino, di una pecora, di una capra o di un coniglio. In fondo, dovrebbe essere sempre così. 

Per questo, lo scopo di ogni società riguardo alla questione dei diritti degli animali dovrebbe coincidere con migliorare le condizioni di tutti gli animali, indistintamente.
In Emilia Romagna, ad esempio, un piccolo passo in questo senso si sta facendo. La Regione, sulla scia di un’iniziativa di Bruxelles, ha approvato una mozione per eliminare le gabbie negli allevamenti.

Il mattatoio di Cremona: l’inferno in terra

Circa 3.000 animali uccisi alla settimana, questo è il ritmo del mattatoio di Cremona. Animal Equality è entrata nel macello dell’azienda Zema s.r.l e ha filmato l’orrore e le violenze inflitte sugli animali ancora coscienti, ma inermi e indifesi.
La Zema è un’azienda leader in Italia e all’estero nella distribuzione della carne che sostiene di essere una realtà che dà particolare cura agli animali…
Le parole in questi casi sono futili e ridondanti. E’ meglio zittirsi e guardare in silenzio le immagini e i video come questi che parlano da soli.
Questo è il video girato dai volontari all’interno del macello. Sono immagini durissime, ma che mettono davanti a un problema che deve essere affrontato.

Il mattatoio di Cremona non è un unico caso, un caso isolato, ma uno dei tanti macelli in cui ogni giorno non vengono garantiti gli standard di benessere degli animali e inoltre i maltrattamenti, le percosse non sono nemmeno finalizzate al macello, ma totalmente ingiustificate e soprattutto evitabili.

La chiave è ripensare il modello alimentare mondiale

E’ proprio per questo che c’è bisogno di ripensare il nostro modello alimentare non solo occidentale o orientale, ma mondiale. Perchè così non si può andare avanti. Questo non solo dal punto di vista delle condizioni degli animali, ma anche rispetto alle enormi quantità di carne consumate da ogni cittadino della Terra. Osservando le percentuali e i numeri, sono cifre insostenibili che sembrano traghettare alcune specie animali verso una sempre più vicina estinzione. Non è catastrofismo o terrorismo, ma realtà.

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Ai cittadini di ogni Paese, non si chiede di diventare vegetariani o vegani, ma almeno, se si vuole continuare a mangiare carne e derivati, di scegliere con coscienza la poca carne che si consuma boicottando quella proveniente dagli allevamenti intensivi e preferendo, ad esempio, il biologico o le aziende a filiera corta e controllata.
Non bisogna essere tutti per forza animalisti o attivisti, ma semplicemente più umani e meno indifferenti.

Sara Ausilio

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