2 ' di lettura
Anticipato dal solo “Signor Tentenna”, che ottenne un buon successo radiofonico, “Eva contro Eva” è il disco più acustico, intimo e denso di Carmen Consoli
Se c’è un disco in cui la cantantessa di Catania acquisisce ufficialmente questo status, quello è “Eva contro Eva”. Anche se viene considerato, forse, uno dei dischi minori di Carmen Consoli.
I brani
Palese come il tema principale del disco sia la figura femminile, declinata in pressoché tutti e dieci i brani attraverso le diverse sfaccettature di questo universo. La traccia che apre l’album, “Tutto su Eva”, si muove proprio in questa direzione, disegnando una donna, una “Eva” generica, affrescata coi tratti di un pennello maschile. Recita il ritornello: “Piangerai mettendo in scena l’ ennesimo dramma/mentre le lacrime corrono sulle tue guance infuocate, Eva/e giurerai su Dio e su tua madre di non aver colpa”. Qui c’è tutto il concetto del maschilismo concentrato in pochi secondi. L’atteggiamento patriarcale consistente nell’addossare alle donne la colpa di essere – appunto – donne, facendone notare le fragilità – in questo caso le lacrime -, ridicolizzandone un comportamento come il pianto.
La canzone successiva, “Maria Catena”, ci scaraventa già dalle prime note in un entroterra meridionale qualsiasi, dove l’adulterio e la lesione dell’onore costituiscono ancora un problema così grave da diventare un handicap al vivere in una comunità. “La Dolce Attesa” – brano seguente – è un po’ meno criptico e si fa comprendere bene: è la storia di una donna così ossessionata dall’avere un figlio da procurarsi una gravidanza isterica. Ed è sempre una donna la protagonista di “Sulle rive di Morfeo”, la quale racconta di un incontro amoroso, seppur in sogno.
Una serie di ritratti
“Eva contro Eva” è però un disco che mette in scena anche un lato “etnico” di Carmen Consoli, consacrato dalle due collaborazioni del cd: la prima con Goran Bregović – che scrive la musica de “Il pendio dell’abbandono”, dipingendo atmosfere balcaniche in cui la voce della cantantessa si muove sinuosa -, la seconda con Angélique Kidjo, che in “Madre Terra”, richiama già dal titolo il filo rosso femminile che collega l’intero album. La Terra chiamata ad essere madre “carnale”, che culla, avvolge, nutre e abbraccia.
La rassegna di figure femminili continua con “Preghiera in gola”, in cui una madre non vuole arrendersi alla separazione dal figlio partito in guerra – anche se sono passati già vent’anni. Con “Piccolo Cesare”, invece, usciamo un attimo dal racconto prettamente femminile per immergerci in un ritratto di un potere ottenuto con prepotenza. Quello che colpisce, se si riascolta il brano nel 2021, è il verso che recita “non lascerò che questa orrenda epidemia contagi gli animi”. Sarebbe quasi simpatica, se la profezia non si fosse realizzata. Il singolo estratto per lanciare l’album, come si diceva in apertura, è “Signor Tentenna”. Parla di un uomo pavido, raccontato dalla sua amante; un uomo che da anni tiene i piedi in due scarpe, cercando di mantenere due famiglie pur di non prendere una decisione di petto.
“Eva contro Eva” è un disco che, al di là del già citato “Signor Tentenna”, non ha ottenuto il successo che avrebbe meritato. Basti pensare che con il lavoro successivo, “Elettra”, Carmen Consoli diventerà la prima donna a vincere la Targa Tenco come miglior album. L’album precedente, invece – “L’eccezione” – scalzò Mina dalla vetta della classifica FIMI.
Questo non implica che il disco non sia valido. Certamente, è quello meno pieno di melodie cantabili e di venature rock – cifre stilistiche che da sempre costituiscono l’essenza della catanese. È però un disco di un’intensità impareggiabile.
Mario Mucedola
Be First to Comment