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Gioia mia, Amurusanza nostra: il favoloso mondo di Tea Ranno

2 ' di lettura

A ogni suo libro sfoglio le pagine provando a caricarmi di severità e distacco perchè voglio che il giudizio sia di lettore e di cronista e non di amico come pure mi onoro di essere. Ci aggiungo perfino la mia generale diffidenza per sequel e trilogie, tanto più quanto più i capitoli precedenti della storia mi hanno coinvolto e appagato. Ma poi…

tempo poche pagine e si è felicemente trasportati da una fresca familiare corrente: onde di un mare gradevole e calmo (oddio: del mare “calmo” poi diremo meglio…) quale è la sempre più musicale scrittura di Tea Ranno.

“Quella signora che vive a Roma ci vuole bene assai”, si legge a un certo punto nel libro. Certo: vuole bene alla sua terra reale siciliana (Melilli) e a quella magica che vi ha sovrapposto nei suoi racconti. Ma Tea, in realtà, vuole bene al mondo, vuole bene a noi: e per questo ci sta regalando favole calate proprio nella realtà della sua terra. Terra di sapori stupendi, ma anche terra invasa da durezza e inquinamenti di animi (non che altrove le cattiverie manchino, come vediamo ogni giorno): allora per questo occorre un tocco di magìa. Ma non la magìa della fantasia e degli incantesimi che leggevamo da bambini, bensì la magìa della bontà, dell’Amicizia (anche uomo-donna, pur con le “complicazioni” che può portarsi dietro), del coraggio… Soprattutto la magia della sorellanza, perchè la Terra è femmina come la castidda (castello) che fa da personaggio di sfondo del racconto, e dell’Amurusanza.

E allora, man mano che le pagine si sfogliano ti lasci condurre, fiducioso, dalla carta. Ammirato da quella facilità di parole che fonde nel racconto parole siciliane, che ti suonano dentro anche quando non ne conosci l’immediata traduzione. E magari, una volta chiuso il libro, cerchi di prolungarne la magia andando a vedere come è fatto il milliccucco, scoprendone varie grafie, o bagolaro o non so cos’altro nel nostro Bel Paese dei mille nomi e dei mille dialetti.

E’ un libro nel quale “vedi” luoghi che solo la Sicilia sa offrire (ad esempio l’emozionante isola delle correnti vicino a Capo Passero/Portopalo), perchè solo lì percepisci che alle spalle del mare ci sono il barocco, la Letteratura, la Filosofia… Mare calmo ma che sa farsi tempesta, proprio come le amiche per difendere ristorante e castidda.

Già, perchè “Gioia mia” è, ancora una volta, libro di femmine coraggiose: femmine “bedde, duci e amuruse, preziose come sanno esserlo le sorelle per scelta”. Ma attenzione: in “Gioia mia”, come del resto Tea sottolinea sempre nelle sue presentazione, le donne sanno unirsi per dare la scossa, ma il fine è quello di vederci uniti a loro, come uomini capaci di rispetto quotidiano (di coppia, di lavoro) e capaci di unirsi a loro per renderlo migliore, questo mondo malato ma mai inguaribile. Una femminilità che ovviamente non dimentica la sensualità (certo: anche nelle favole. Anzi non è pure questa una delle più belle favole della vita, se condita appunto da rispetto e parità?). Tanto che leggendo mi è venuto da pensare – in questo centenario pasoliniano – alle pur diversissime storie della trilogia della vita, che proprio nella gioia dei corpi riponeva le speranze di un ritorno alla natura umana più genuina e più vera.

Ma in “Gioia mia” (edito da Mondadori) c’è ancora tanto di più. C’è innanzitutto il coraggio di un titolo che regala il primo sorriso ribaltando la buia quotidiana realtà di questi tempi, ma soprattutto c’è una convinzione, che pagina dopo pagina contagia anche noi: che si possa davvero, se lo vorremo, creare un mondo migliore dove prima o poi si possa dire “E poi fu primavera”. Proprio nella primavera di giugno il libro di Tea è uscito, pochi giorni dopo che di Sicilia si era parlato per il trentennale di Capaci: e a un certo punto mi è sembrato che fra i sorrisi che lettori e lettrici stanno comunicando sui social dopo avere letto il libro, sbucasse anche (quasi come il Costanzo del testo) quel bel sorriso di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Perchè, anche se sembrerebbe il contrario, per sconfiggere le prepotenze. mafie comprese, c’è bisogno proprio di qualche favola. Ma favola con i piedi per terra, o – quando serve e come leggerete – con i piedi nell’acqua più limpida. Grazie, Tea gioia nostra: che i tuoi quaderni ti/ci regalino ancora tante storie così. Ne abbiamo tanto bisogno!

Gabriele Balestrazzi

3 Comments

  1. Tea Ranno Tea Ranno 16 Giugno, 2022

    Gabriele, mi commuovi. Io racconto la vita, nei suoi dolori e nelle sue sconcezze, nei desideri, nelle tenerezze, nelle capacità di recupero e riscatto. Credo – mi sforzo di credere – nella vita che vince, anche quando sua sorella morte ruba fiati e corpi, anche quando il malamore sembra dominare l’esistenza e tutto si oscura e tutto perde senso. Voglio credere che, lottando, ci si scippi da ogni catena, anche dai rimorsi, anche dai rimossi, e che si possa godere di quelle porzioni, piccoli o grandi, di gioia che la vita ci riserva. Grazie sempre.

  2. Elio Arnone Elio Arnone 16 Giugno, 2022

    Complimenti alla scrittrice, che é bravissima ma anche a Gabriele che ha scritto una recensione bellissima e godibilissima. Immagino che qualsiasi scrittore sogni di averne una simile nella propria carriera. Commentandola con l’amico che me ne ha proposto la lettura ho capito che sarebbe stato felice se quella recensione l’avesse scritta lui, perché ha provato le stesse emozioni e norato gli stessi aspetti Bravo Gabriele…A proposito …Gabriele…come?

  3. Gabriele Balestrazzi Gabriele Balestrazzi 3 Luglio, 2022

    Chiedo scusa: credevo di avere risposto e invece avevo messo solo la firma che mancava nell’articolo. Grazie per le sue belle parole! Gabriele Balestrazzi.

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