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Lettera natalizia a chi non vuole sentirsi fare la morale o finge di non sapere che ogni azione ha sempre e comunque una conseguenza
La festa più consumistica è ormai alle porte. In questi ultimi giorni di shopping prima del Natale, le persone si riversano nelle vie, sgomitano sfrecciando per il centro delle città. Si portano appresso buste voluminose che contengono maglioni e calze, dolciumi e bottiglie di vino, ma anche tantissimi oggetti curiosi e inutili. Poco male, si potranno sempre riciclare.
Quest’anno ho preso una decisione: non regalerò cose inutili, cercherò di ridurre per quanto possibile gli sprechi e i regali che farò saranno, nella maggior parte dei casi, fatti da me. Non lo sarà soltanto il contenuto (la passione per la cucina ha giocato a mio favore), ma anche le confezioni e gli incarti. Riutilizzerò semplicemente i pacchetti degli anni passati, oppure mi ingegnerò con oggetti che già possiedo.
Natale: una calda stretta al cuore o un brivido gelido lungo la schiena?
Durante l’anno si parla di ambiente, crisi climatica e riscaldamento globale, ma – come per magia – appena le feste si avvicinano un’amnesia temporanea sembra colpire la maggior parte delle persone. Dimenticano o fingono di non sapere che il climate change non va in vacanza. José Saramago direbbe che la gente – o quantomeno chi se lo può permettere –sembra affetta da un’improvvisa e pericolosa cecità. Così, come automi, si recano in qualunque negozio per comprare i regali. In tutto questo, le canzoni natalizie di Michael Bublé o di Mariah Carey, riprodotte in loop e a volumi estremamente elevati nei negozi, fungono da ipnosi e inducono a comprare e soprattutto a sbrigarsi, perché più il tempo passa e più il Natale si avvicina.
Tutte queste critiche verso il Natale sono già state mosse da chi è controcorrente, dalle voci fuori dal coro, quella cerchia di “eletti”, i Grinch che odiano il Natale insieme a tutti i suoi cliché e a cui i maglioni di lana con fiocchi di neve e renne fanno venire l’orticaria. Ma ciò che importa non è tanto l’attendibilità di questa festa, più consumistica che religiosa, o il fatto che il mondo, diciamolo, si divide in tre tra chi ama il Natale, chi lo odia e chi mente, quanto piuttosto l’importanza di vivere questo periodo tanto atteso con la consapevolezza che, anche in questi giorni, tutte le nostre azioni si ripercuoteranno sull’ambiente.
Parola d’ordine: sostenibilità
Nella mente dovrebbero risuonare una serie di mantra che ci guidano con cognizione nella selva oscura natalizia. Perciò, come prima mossa, possiamo scegliere di regalare oggetti/esperienze utili per davvero, che sappiamo esserlo per quella persona in particolare. Il cibo è sicuramente una buona soluzione (dalle classiche strenne alle ceste fai da te con prodotti locali o a km zero), o anche un biglietto per un concerto, uno spettacolo o un evento al cinema. O ancora un abbonamento per l’accesso in palestra o in piscina. Inoltre, se si vuole fare un regalo green, ci sono molte opzioni allettanti: piantare un albero su Treedom, adottare un alveare a distanza – siccome le api sono importanti per il nostro ecosistema e sempre più a rischio -, o ancora regali solidali devolvendo alla ricerca. Infine, c’è poi il tasto dolente degli smartphone e degli oggetti tecnologici. In questo caso la via migliore è optare per oggetti rigenerati o usati, a patto che siano in buono stato (i mercatini dell’usato ne sono pieni).
Per le confezioni si può prediligere il riutilizzo di ciò che già si possiede, o utilizzare incarti plastic free. Se siete persone poco creative o non sapete da dove iniziare, non c’è problema: su Youtube e Instagram ci sono numerosi tutorial e diy di questo tipo. Poi, siccome la maggior parte delle volte si fanno decisamente troppi regali, dovrebbe valere la regola che ci hanno insegnato i nostri nonni: meno ma meglio. Per dirla con un anglicismo, less is more. Insomma, puntare al minimalismo.
Niente sprechi
Nei cenoni e nei pranzi interminabili evitiamo gli sprechi alimentari! Ad esempio, lo spreco si può limitare partendo dalla spesa: una lista è la chiave per comprare solo gli ingredienti che serviranno veramente. Inoltre, sapere il numero preciso di invitati aiuta a cucinare dosi più indicate. Un altro consiglio è finire gli avanzi nei giorni successivi e distribuire doggy bags anche agli invitati. Lo spreco dovrebbe essere ridotto anche per quanto riguarda gli acquisti che rientrano nel fast fashion, vista la sua insostenibilità. Anche in questo caso, prima di acquistare un capo di abbigliamento bisogna ragionare. Ne abbiamo davvero bisogno? Se la risposta è sì, allora puntiamo sulla qualità che, nella maggior parte dei casi, garantisce ai vestiti durevolezza nel tempo.
Queste consapevolezze e accortezze dovrebbero essere insegnate anche ai bambini, che molte volte scrivono letterine lunghe addirittura due o tre pagine. Lunghe liste in cui chiedono a Babbo Natale un’infinità di giocattoli con cui poi, non appena scartati, giocheranno una sola volta. Perciò è importante far riflettere i più piccoli sulla diversità tra volere un oggetto per semplice desiderio o perché lo si vuole veramente, e soprattutto si è sicuri di questo.
E’ difficile, ma ci si può lavorare con impegno e dedizione. Forse solo così riusciremo a salvarci dal Natale, e il Natale salverà anche un po’ noi.
Sara Ausilio
Finalmente, dopo tanto tempo un articolo fatto bene.
Nulla con i raccontini logorroici con citazioni di scrittori inutili fini a se stesse quasi una erudizione personale, nulla con il linguaggio aulico non adatto ad un pubblico vasto, ma un articolo seppur semplice che si lascia leggere, ben costruito e non troppo lungo e non ridondate.
Per cui molto bene.
Credo che sia dovuto più che altro alla bravura sua innata e alle scuole medie superiori (il liceo) fatte bene. Non ad altro chiaramente.