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Se esiste una certezza nella vita, questa è indubbiamente la morte e dato che davanti alla fine siamo tutti principianti, tanto vale affezionarsi a questa
Signora cercando le parole più giuste per farcela amica. Paolo Milone in “Astenersi principianti” cerca di farlo attraverso la poesia e con i suoi brevi e ironici racconti, trattenendola abilmente all’interno di questo vero e proprio prontuario portatile. Psichiatra, autore di “L’arte di legare le persone”, pubblicato sempre da Einaudi nel 2021, Milone parla di Morte con leggerezza senza inciampare, tuttavia, nella banale superficialità e senza cadere nell’usitato errore umano di allontanare questo pensiero con pervicace distrazione.
Non sappiamo se l’obiettivo di Milone è quello di esorcizzare la paura dell’oblio, ma certamente la Morte farebbe a tutti meno spavento se provassimo a guardarla dallo stesso punto di vista dell’autore, immaginandocela come una donna il più delle volte cortese, che si lascia andare al sorriso, alla tenerezza, che timbra il cartellino dietro ai medici, che lavora senza sosta e che per questo desidera persino andare in vacanza. Qualcuno a volte si burla di Lei, altri si illudono di poterla battere sul tempo, ma per quanto il finale di ogni pillola miloniana sia prevedibile, le strade che conducono alla fine sono disparate, sempre diverse e mai banali.
“La verità è che ognuno muore a modo suo, come sa e come riesce. Non esistono protocolli. Le confesserò una cosa: anch’io sono una principiante assoluta, ogni volta ricomincio da zero. È impossibile prepararsi, non ci resta che improvvisare.”
Perché leggere questo libro? Perché riguarda tutti noi, nessuno escluso, perché ci ricorda, seppur con ironia, che tutto finisce, ma nonostante questo la vita non è di certo una panchina sulla quale sedersi in attesa che la Signora arrivi. Un coraggioso Giovannino Guareschi, umorista della Bassa, durante l’internamento in Germania, ci regalò una massima che con il libro di Milone ho recuperato da un cassetto della memoria: “Non muoio neanche se mi ammazzano!”. Alla fine Guareschi non morì in Germania, ma a Cervia nel 1968, eppure vive ancora oggi in ogni sua pagina, nel suo Mondo piccolo, in don Camillo e Peppone, tra le strade e la nebbia della sua terra. E allora forse un modo per sfuggire alla Morte c’è… vivere (finché si può!).
Francesca Liberatore
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