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Viviamo di ruoli. Così se il presidente della Repubblica rivela per errore come sta vivendo questo periodo di emergenza, restiamo stupiti e inneggiamo all’umanità di Sergio Mattarella.
La sera del 27 marzo lo staff del presidente invia alla stampa il messaggio della prima carica dello Stato alla popolazione; nei materiali finiscono per sbaglio anche i “fuori onda” della registrazione. “Eh Giovanni…neanche io vado dal barbiere” – risponde al suo primo collaboratore che obietta qualcosa sul ciuffo ribelle di Mattarella.
Questo felice errore è rimbalzato in un instante su tutto il web, conquistando i cittadini per l’eleganza e la compostezza dell’uomo, oltre l’istituzione. Una umanità che stupisce, come se fosse impossibile un comportamento comune se sei il presidente della Repubblica.
E invece, Sergio Mattarella è uno di noi. Siamo tutti umani invero, il virus ci ha sbattuto in faccia questa verità dimenticata. Giunti all’estrema condizione della reclusione, abbiamo fatto una grande scoperta: esiste anche l’altro, proprio vicino a noi, e non lo avevamo visto.
Il ciuffo scomposto – che a dirla tutta nessuno avrebbe notato – è il vero contenuto trapelato dallo spessore di un uomo politico che non meno di altri soffre e spera insieme a noi. Sarebbe sconvolgente il contrario, ma già che ci siamo precisiamo il vero insegnamento di questa storia: non avere paura di non essere perfetti. Oggi più che mai è chiaro che vivevamo le nostre esistenze schiavi dell’apparenza e spaventati dalla possibilità di esprimere le fragilità. Proprio quelle che – incredibile – ci rendono umani.
Iniziare a guardare ai contenuti piuttosto che ai contenitori è un buon esercizio da svolgere di questi tempi; l’upgrade sarà poi conoscere la libertà di apparire come meglio crediamo. Grazie, presidente!
di Sofia D’Arrigo
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