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“Con Boris El’cin la corruzione era un problema, con Putin è diventata sistema”. Questa frase è di Aleksej Naval’nyj, pronunciata nel 2019 era un sassolino in mezzo al mare, con una Russia fortemente controllata da un regime governativo – quello di Putin – che dura – con brevi pause – dal 1999. Se nel 2019 era difficile pensare alla praticabilità di una vera opposizione contro il governo di Vladimir Putin, oggi non è così scontata.
Solo oggi, in Russia sono state arrestate più di tremila persone per le manifestazioni di supporto all’opposizione di Naval’nyj e contro il governo di Vladimir Putin scatenate dopo l’arresto dello stesso Naval’nyj, oppositore del governo Russo, avvelenato durante un volo in aereo il 20 agosto 2020. Per comprendere le radici di questa protesta e del come si sia costruito l’avvelenamento del politico dissidente dobbiamo fare un passo indietro.
Aleksej Naval’nyj
Leader politico democratico in Russia, dal 20 agosto 2020 è al centro delle cronache internazionali. E’ considerato il principale oppositore del governo di Vladimir Putin ed unico politico a far davvero paura al presidente russo. E’ leader del partito Russia del Futuro e più volte è stato al centro di arresti e tentativi di censura da parte del governo centrale. Nel novembre del 2018 la Corte europea dei diritti dell’uomo ha emesso una condanna alla Russia intimando di risarcire Naval’nyj con 50.000 euro per danni morali e più di 12.000 euro di spese a vario titolo per i molteplici arresti avuti sul territorio russo privi di qualsiasi motivazione concreta ma tutti atti a censurare e limitare l’agire politico dell’oppositore ed attivista russo.
20 agosto 2020: l’avvelenamento che apre alla democrazia
Prima del 20 agosto dello scorso anno, nonostante l’attività politica dell’oppositore russo fosse molto consistente, aveva poco seguito; per la poca visibilità rispetto all’informazione pubblica- enormemente controllata dal governo di Putin – era difficile ottenere rilevanza mediatica anche nel resto dell’Europa. Il 20 agosto accade qualcosa. Mentre il leader dell’opposizione Navalnyj è in volo con la sua portavoce, Kira Yarmysh, da Tomsk a Mosca, inizia ad accusare sintomi di malore fino al perdere coscienza richiedendo un atterraggio d’emergenza. Si intuisce che Naval’nyj è vittima di un’intossicazione nonostante i medici Russi giunti all’aeroporto, in cui ha fatto atterraggio di emergenza il volo dell’attivista, riferiscono si tratti di un normale malore. La stessa portavoce racconta che Naval’nyj non aveva mangiato nulla ma aveva bevuto un tè acquistato all’aeroporto di Tomsk – suggestivamente però Naval’nyj dichiarerà di aver rinvenuto tracce di veleno su indumenti intimi. Il 21 agosto, dopo l’appello di asilo per il dissidente, un aereo inviato dalla Germania di Angela Merkel atterra ad Omsk e trasporta Naval’nyj in una clinica di Berlino.
La situazione, giorno dopo giorno, inizia a diventare chiara e diversi governi nel mondo, come Stati Uniti, Europa – e un anno dopo lo stesso parlamento Europeo – incolpano il governo russo e in particolare l’FSB, Servizio federale per la sicurezza della Federazione Russa, per l’avvelenamento di Naval’nyj. Il 2 settembre l’ospedale tedesco Charitè conferma la prima ipotesi di avvelenamento identificando l’agente chimico con il nome di “Novichok”. Ad una seconda ricerca il Novichok verrà confermato e risulta lo stesso composto chimico nervino ad aver avvelenato Sergej Skripal, ex agente condannato dallo stesso governo russo per alto tradimento. Il 14 dicembre del 2020 viene pubblicata una indagine su Bellingcat in cui si assegna un ruolo chiave nell’avvelenamento all’agenzia FSB
L’FSB è l’agenzia di spionaggio pro Putin.
E’ importante, a questo punto, soffermarsi sull’FSB. Il servizio federale per la sicurezza russa è un organo federale che svolge compiti di garanzia per la Federazione Russa e si occupa di spionaggio, controspionaggio e controllo delle frontiere; questo almeno per la parte legale governativa. Il direttore è Aleksandr Bortnikov ma chi ne risponde realmente è Vladimir Putin, ed è lo stesso Putin che ne era direttore tra il 1998 e il 1999. Lo stesso FSB fu accusato da Alexander Litvinenko, ex agente appartenente al servizio di sicurezza, di essere al centro degli attentati di Mosca del 1999, anno in cui a capo dei servizi figurava Putin. Peccato che queste accuse non avranno seguito; il 23 novembre del 2006 Litvinenko verrà trovato morto a Londra – aveva chiesto rifugio in Regno Unito dopo aver deciso di raccontare i segreti della Russia di Putin – avvelenato da una dose di Polonio-210. In un articolo del The Guardian lo stesso FSB veniva accusato di utilizzare tecniche di influenza e intimidazione su giornalisti e politici che non seguivano o non sposavano la linea politica del Cremlino.
Navalny deve tornare in Russia a costo di essere arrestato
Se la prima data importante in questa storia è il 20 agosto 2020, la seconda è il 17 gennaio 2021. Se da una parte un dissidente avvelenato – pare per volere del presidente del governo – che torna in Russia, può sembrare un atto irresponsabile, in realtà è la cosa migliore che in questo momento potesse fare. Navalny in Germania stava perdendo il potere comunicativo e il governo Russo riprendeva sempre più piede negando ogni coinvolgimento nell’attentato alla vita di Navalny. Ed è qui che il 17 gennaio acquista significato. Nell’esatto momento in cui Aleksej Naval’nyj torna in Russia e viene arrestato accende, incitando alla protesta, la speranza in un popolo che è da tempo rassegnato ad un regime di oppressione costruito su immagine e volere di Vladimir Putin. Naval’nyj, consapevole di essere arrestato non appena sarebbe arrivato in Russia, decide ugualmente di affrontare il regime, sperando di essere portatore di idee di rivoluzione. Oggi sono state arrestate più di tremila persone, 65 città in tutta la Russia hanno partecipato alle proteste e solo a Mosca sono stati portati in carcere 700 manifestanti. All’appello di protesta di Naval’nyj hanno risposto quasi 50 mila persone; per una nazione in cui la democrazia è inchiostro e utopia è un segnale di rinascita.
Ci sono state diverse manifestazioni contro il governo russo anche a Yakutsk dove il termometro segnava, questa mattina, 50 gradi sotto lo zero. Nonostante Naval’nyj rischi di restare in carcere per anni e il Parlamento Europeo in una nota del 19 gennaio condanna l’arresto di Naval’nyj denunciandolo come ” un chiaro tentativo di allontanare ed eliminare dalla scena politica l’unica persona che negli ultimi anni è riuscita a rappresentare una vera e propria sfida per le autorità e che continua a esserlo prima delle elezioni parlamentari previste per l’autunno del 2021; ritiene che, agendo in tal modo, il regime riveli il proprio disdegno nei confronti del suo stesso popolo, persegua senza scrupoli l’obiettivo di rimanere al potere e privi le persone di qualsivoglia possibilità di democrazia e libertà” la speranza resta una ed una sola, impressa negli slogan di piazza Rossa nel centro di Mosca:
“Una Russia democratica e senza Putin”.
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