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“Mi hanno arrestato ancor prima di nascere” mi ripete, ed io faccio fatica ad immaginare. Michele, ex sindaco in pensione di un comune dell’Emilia-Romagna, ha vissuto la resistenza (quasi) in prima persona. Oggi è il 25 aprile e questa testimonianza è il modo più vero per conoscere la nostra storia.
Ho raggiunto Michele con una breve intervista whatsapp, in cui ho chiesto lui di raccontarmi di quei pesanti e tanto combattuti 20 mesi che hanno visto i suoi genitori in prima linea tra le fila partigiane in Emilia-Romagna.
Michele, mi racconti spesso della tua mamma, parlami un pò di cosa successe in quel periodo alla tua famiglia.
Sono nato in una numerosa famiglia contadina di mezzadri (20 persone). Mio padre gia negli anni 40 era uno dei responsabili della sezione di Novellara del PCI che agiva in clandestinita’. Accanto ai gruppi partigiani che si battevano contro gli apparati fascisti e l’occupazione tedesca, per la democrazia , operavano gruppi organizzati di partigiane. Mia madre Teresa era una giovane staffetta partigiana: avevano il compito di raccogliere aiuti per sostenere la lotta e in particolare per rifornire i partigiani combattenti sulle montagne e nelle azioni di contrasto a Reggio ed in pianura mediante rifornimenti di armi e di viveri.
Altro compito era quello di ampliare il consenso e l’adesione della popolazione alla lotta contro’occupazione tedesca e per sconfiggere la dittatura. Vi erano gruppi organizzati di partigiane con il compito di distribuire l’unita’ clandestina , di trasferire armi ai gruppi combattenti , di accompagnare militari ( inglesi,americani,russi ecc.) sfuggiti alla prigionia tedesca, verso i partigiani al fronte sull’Appennino.
Mia madre fu bloccata da una squadra militare fascista mentre di notte in bici procedeva nella diffisione dell’Unita’: ciò’ accadde agli inizi del 1945. Fu rinchiusa nelle carceri di Reggio Emilia assieme ad altre compagne partigiane. Era incinta: si era a ridosso della sconfitta dei tedeschi, trasformatasi poi in una fuga disperata oltre il fiume Po-dove morirono annegati moltissimi di loro.
Durante il partigianato a fianco di mia madre operava anche mia zia Dilva uno dei punti di riferimento durante il trasferimento di ex prigionieri sfuggiti ai tedeschi, era la casa dei fratelli Cervi, mia madre faceva riferimento in particolare ad Aldo Cervi.
Mia madre fu rilasciata dal carcere poco prima della liberazione quando era gia’ evidente la sconfitta del fascismo e dei tedeschi.
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