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Vibo Valentia è stata eletta all’unisono Capitale italiana del libro 2021. La vittoria di un’anonima e depressa provincia del meridione – vissuta nell’ombra per troppo tempo – che riparte dai libri. Ripartire dai libri, farlo soprattutto in Calabria, è quasi un ossimoro. La regione stereotipo dell’incompiuto, della malasanità e della n’dragheta si riprende le prime pagine dei giornali mostrando al mondo che anche i vinti possono diventare vincitori.
Le biblioteche digitali: utile strumento di conservazione libraria e non solo
Il passaggio dal mondo cartaceo a quello digitale ha sancito l’avvento di un nuovo paradigma inter-connesso nel quale Internet “è in tutte le cose” ma non “ha tutte le cose”. Non tutto si trova su Google. Esistono memorie che si aggrappano spietatamente alle pagine di un libro di carta, note che si confondono su un nero supporto di plastica e non possiedono un doppione digitale. Rarità custodite nei musei, nelle biblioteche o da qualche fortunato collezionista.
Nei millenni di storia, abbiamo però accumulato un’infinita quantità di documenti, che se non fossero passati al mondo digitale sarebbero andati persi. In questo la tecnologia della digitalizzazione è uno strumento fondamentale per la conservazione del patrimonio documentario. Le biblioteche digitali sono infatti degli strumenti di ricerca e divulgazione – inizialmente pensati meccanicamente come degli elenchi di file informativi e slegati – che hanno rivoluzionato il percorso che porta dall’informazione alla conoscenza. Intenet Archive – “libreria non-profit di milioni di libri, film, musica, siti web e altro ancora” – è un sistema capace di dare supporto in tutte le fasi di produzione della conoscenza che si fregia di una collaborazione corale tra università e biblioteche di tutto il mondo. La possibilità di accedere a dei contenuti direttamente da casa propria soltanto attraverso una connessione ad internet è indiscutibilmente un valore aggiuntivo alla semplificazione dell’accessibilità, soprattutto in tempi pandemici. In Italia le università, seppure non con poche difficoltà, hanno cercato di offrire servizi capaci di sostituire la consultazione cartacea ed il prestito bibliotecario. Eppure, con le riaperture le biblioteche hanno iniziato nuovamente a popolarsi. Il modo digitale ha i suoi limiti ed un libro di carta è sempre meglio.
L’importanza delle biblioteche “in carta ed ossa” nella società della conoscenza
In Italia – secondo dati Istat (pre-covid) recenti – si legge poco e si frequentano poco le biblioteche. In media solo il 15% delle persone con più di 6 anni – quindi includendo anche gli studenti di tutte le età – ha frequentato una biblioteca durante tutto un anno e solo il 60% di essi, cioè l’8% degli italiani, prende in prestito libri. Il 24% dei laureati frequenta la biblioteca, contro il 9% dei diplomati, 4,5% licenza media e 1,4% da chi non ha alcun titolo di studio. I dati ufficiali non appaiono del tutto positivi, ma esistono piccole realtà in cui le biblioteche sono luogo di creazione e condivisione di cultura. Bisogna sfatare il mito delle biblioteche come semplici magazzini fatti di scaffali e libri impolverati. La biblioteca “in carta ed ossa” – che sia un’anonima ed affollata biblioteca universitaria o una affascinante biblioteca risorta in palazzi nobiliari – è un universo parallelo in cui il tempo sembra perdere le sue connotazioni tradizionali per rendersi eterno. Passato e presente si fondono per fare della biblioteca un luogo antropologico segnato da memorie antiche che evocano radici e legami, identità di luogo, credenze secolari, appartenenze di classe, costumi tramandati e che conferisce un’identità alle persone che la vivono intensamente e che tramite esso entrano in relazione tra di loro. Si comprende bene così la catastrofe di un mondo saturo di digitale. Quasi senza accorgercene stiamo passando a un tutto fittizio in cui le mediazioni che consentono lo sviluppo dell’identità sono rimpiazzate dai media e dalla solitudine. La biblioteca intesa come spazio pubblico e democratico è la chiave che da il senso al suo esistere. Le biblioteche viventi, quelle che noi abitiamo e che noi stessi siamo, hanno il compito arduo di trasmettere il patrimonio immateriale della memoria collettiva.
Vibo Valentia Capitale del libro 2021
Un esempio resiliente di controcultura ha distinto la Calabria, nello specifico la provincia di Vibo Valentia, antica colonia greca dal profondo patrimonio storico. Da anni impegnata nella valorizzazione culturale si è contraddistinta soprattutto nell’ambito bibliotecario. Il sistema bibliotecario vibonese è uno dei fiore all’occhiello che da anni porta avanti diverse iniziative come: il “Festival Leggere & Scrivere“, manifestazione letteraria che dal 2012 richiama da tutta Italia trentamila persone. Sempre a Vibo, nella città di Soriano è radicata la più importante biblioteca calabrese che conserva testi unici di storia, folklore e tradizioni popolari calabresi (e non solo). Sono questi fragili e preziosi esempi di chi ha saputo adattarsi ai tempi e non addormentarsi, promuovendo la cultura reinventandosi con seminari streaming ed altre iniziative multimediali. «Far entrare prepotentemente il libro nella vita delle persone» è questo l’ideale di Vibo Capitale del libro 2021 e noi non possiamo che esserne fieri. Travolti dalle parole del sociologo Franco Ferrarotti, lasciamoci trasportare dalla lettura e dalla cultura, armi che squarciano il velo dell’ignoranza e dell’indifferenza.
“Ero troppo debole e per le dure leggi del mondo contadino venivo considerato uno scarto. Un peso da cui liberarsi. Ho cominciato a parlare a cinque anni. Pensavano fossi un ritardato mentale. Paradossalmente fu un vantaggio, perché il silenzio sviluppò in me le capacità di osservazione, che arricchii leggendo. Alla biblioteca comunale passavo le giornate. Mio padre cominciò a odiarmi. Diceva con disprezzo: diventerai un uomo di carta. Non ha avuto tutti i torti. L’ho anche scritto: sono nato in mezzo ai libri. Morirò baciando la loro polvere. Aveva ragione mio padre: sono un uomo di carta”. Buon anno Vibo!
Maria Cristina Mazzei
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