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La crisi dell’identità dell’io nella società odierna, dove la realtà virtuale si sovrappone quasi completamente a quella reale, Fernando Pessoa la viveva già. E le sue poesie ne sono testimonianza.
Pessoa poeta eteronimo
Una delle più note caratteristiche che appartiene allo scrittore portoghese Fernando Pessoa è l’abbondante uso della eteronimia: l’opportunità cioè di incarnare personalità fittizie a cui attribuire la creazione di sempre nuovi scritti. Non semplici pseudonimi, ma veri e propri personaggi con un vissuto altro da quello dell’autore “zero”, e frutto della sua isteria, che non si manifesta tanto in comportamenti inusuali e irrazionali, ma nella furia creatrice che ogni individualità mette in atto. Annullarsi, scegliere altre vite, reinventarsi.
Ma come può inseguire l’ideale della sincerità chi, per sua stessa ammissione, si è espresso artisticamente attraverso delle personalità fittizie?
Il problema della sincerità
Un lutto ci rende tristi, ma solo perché così fan tutti. Spesso i sentimenti sono il risultato di una prassi sociale. Per questo Pessoa distingue due livelli di sincerità: quella legata all’esperienza quotidiana, ma generata da numerose convenzioni, e che pertanto non esiste. Mentre a raccontare la realtà è la sincerità intellettuale dei sentimenti, quella che si avvera nella nostra vita interiore, esprimendo ciò che si pensa e si sente. In altre parole, solo chi scava dentro di sé e analizza ogni anfratto recondito dell’animo, può dirsi onesto: “Non so se sono perfettamente lucido – scrive Pessoa ad Armando Cortes Rodrigues – Penso di essere onesto. Ho almeno quell’amarezza dello spirito provocata da quella pratica antisociale della sincerità. Sì, penso di essere sincero. Spesso, credo fermamente, passo ore intellettuali a intromettermi in me stesso”.
In che modo dare struttura a questa complessità se non inventando varie forme di realtà, ciascuna rispondente al proprio personaggio, ciascuno pronto però a interpretare drammi reali. Nell’insincerità degli eteronimi risiede l’unica maniera di esprimere ciò che il poeta sente e vive.
Il poeta è un fingitore, scrive Pessoa
Tuttavia, potrebbe non bastare. Il piano del sentire e il piano del comunicare non si incontrano facilmente. “Ogni emozione veritiera è una bugia per l’intelligenza, perché non occorre in essa – torna ancora a spiegarsi Pessoa – Esprimersi è dire ciò che non si sente”. Poiché i sentimenti non sono comprensibili intellettivamente, ne possiamo esprimere il valore, ma non la loro essenza. Per questo la sincerità è il maggior ostacolo per uno scrittore: egli elabora e può affinare la sua sensibilità che non può prescindere dal proprio sentire, ma resta un fingitore.
Sofia D’Arrigo
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