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Se fino a pochi anni fa i programmi di cucina si contavano sulle dita di una mano, oggi moltissimi canali hanno almeno uno show gastronomico. Tavole imbandite, piatti succulenti e specialità regionali di ogni tipo fanno capolino negli schermi dei televisori di tutta Italia. Ma quando si spengono le telecamere e terminano le trasmissioni, tutti questi manicaretti preparati che fine fanno?
Come si comportano i vari canali?
Ogni azienda televisiva ha le sue regole legate al consumo del cibo che si cucina nelle trasmissioni, ma tutte sono accomunate dalla filosofia dello spreco zero. La RAI ha le regole più rigide, come spiega Antonella Clerici, storica conduttrice de “La prova del cuoco” e oggi al timone di “È sempre mezzogiorno”. Nella tv di stato è vietata la donazione di cibo ad associazioni. I piatti preparati vengono divisi e mangiati dagli operatori, gli autori, i conduttori e da tutti coloro che lavorano nella trasmissione. Il pubblico non può assolutamente assaggiare neanche una briciola di ciò che si è preparato durante la puntata.
A Mediaset sono più permissivi e il pubblico, quando presente, può mangiare i piatti cucinati nelle trasmissioni. Ad esempio, nei programmi gastronomici itineranti di Rete 4 (da “La domenica del villaggio” a “Ricette all’italiana”), condotti da Davide Mengacci, si cucinava nelle piazze italiane. Durante le registrazioni, passanti e cittadini si riunivano intorno alla tavolata in cui si preparavano le ricette. Finite le riprese, il pubblico assaggiava tutto ciò che era presente nel tavolo, lasciando zero avanzi. Negli altri canali, le regole possono variare a seconda della trasmissione. Su La7, ad esempio, dieci anni fa andavano in onda i programmi “Cuochi e fiamme”, condotto dallo chef Simone Rugiati e “I menù di Benedetta” con Benedetta Parodi in cui, dalla seconda edizione, era presente il pubblico. Nella prima trasmissione, il pubblico non poteva mangiare nulla e il cibo avanzato veniva diviso tra i componenti della trasmissione. Nel programma della Parodi, il pubblico poteva assaggiare i piatti cucinati (anche se erano presenti per lo più da figuranti, che spesso apparivano in alcune pubblicità o film del periodo).
Il buon esempio di Masterchef
Il noto talent show culinario britannico ha aperto la strada a questo tipo di programmi in Italia. I concorrenti sono alle prese con piatti da chef, ingredienti insoliti e preparazioni elaborate. Uno dei luoghi più noti del programma è la dispensa, dove i concorrenti devono recuperare, in poco tempo, gli ingredienti utili per l’Invention test. Nella dispensa è presente una vastità di cibi e materie prime di ogni tipo, impossibili da consumare in una sola puntata. Quindi, quanto di tutto questo cibo viene sprecato? La risposta arriva dallo storico giudice del programma, presente in tutte le dieci edizioni, Bruno Barbieri. Lo chef stellato ha spiegato che gli alimenti facilmente deteriorabili (verdure, frutta o alimenti freschi) sono usati nella mensa aziendale di Sky. Il resto del cibo è consegnato alle associazioni che poi lo distribuiscono alle persone meno abbienti. Il partner di Masterchef, dal 2014, è Last Minute Market, che recupera tutto ciò che non viene adoperato durante le registrazioni delle varie puntate. Inoltre, dalla sesta stagione, nel noto programma è stata lanciata la “doggy bag”, usata dai concorrenti, a fine puntata per recuperare tutti gli avanzi fatti durante la loro prova.
Un salto nel passato
La questione dello spreco alimentare in tv non è una prerogativa legata ai tempi recenti e già 40 anni fa era una tematica molto sentita. Il programma che ha sdoganato i fornelli in tv in Italia è stato “Telemenù”, lanciato nel 1979 su Telemontecarlo. Trasmesso dal 1989 al 1996 con il nome di “Sale, pepe e… fantasia”, era condotto da Wilma De Angelis e durava meno di 10 minuti. Ospite nella puntata dell’ 8 ottobre 2012 “I menù di Benedetta”, la De Angelis ha raccontato che riceveva delle lettere in cui gli spettatori si lamentavano con la conduttrice perché spesso lasciava dell’impasto nelle ciotole. Wilma De Angelis rispondeva spiegando che i tempi di registrazione erano molto ristretti, garantendo che non veniva sprecato nessun alimento. In un’altra sua trasmissione, “A pranzo con Wilma”, in onda dal 1990 al 1993 sempre su TMC, si cucinava assieme ad un ospite famoso. Nella seconda parte del programma, in cui si intervistava il vip di turno, la De Angelis e l’invitato mangiavano il piatto da loro preparato.
Uno sguardo all’estero
Anche fuori dall’Italia c’è molta sensibilità su questo tema. Tra i vari esempi che si possono cogliere nei programmi gastronomici nel mondo, uno centra bene la tematica. Su Netflix, dal 2020, è presente uno show culinario intitolato “Best Leftovers Ever!”, in cui tre cuochi, diversi in ogni puntata, si sfidano a colpi di piatti, solo che gli ingredienti sono degli avanzi che si possono trovare in un frigorifero o nella cucina di una casa tipo. Ogni episodio dello show dura circa 30 minuti e racchiude tutti gli elementi di un normale talent show di cucina. I giudici scelgono il vincitore tra coloro che riesce ad interpretare in maniera più creativa gli avanzi di tutti i giorni. Inoltre, il programma offre anche delle guide utili per riuscire a recuperare al meglio ogni ingrediente che avanza. Ciò dimostra come il tema della sensibilità contro lo spreco alimentare sia sentito in tutto il mondo, creando una cucina universale in cui anche una foglia di sedano appassita è regina.
Raffaele Pitzalis
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