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La leggenda della Fata Morgana.
La Calabria è una regione ricca di tradizioni ma soprattutto di leggende che vengono tramandate oralmente di generazione in generazione.
Una delle più affascinanti è sicuramente quella della Fata Morgana infatti chi è riuscito a “vedere” questa magia ne è rimasto colpito. In sostanza è un fenomeno ottico simile a un miraggio che si può osservare dalla costa calabra quando aria e mare sono immobili. La costa siciliana, vista da quella calabrese, sembra distare pochissimi metri, infatti, si possono distinguere molto bene le case, le auto e addirittura le persone che camminano per le strade di Messina e il tutto avviene quando sulla superficie del mare, minuscole goccioline di acqua rarefatta, fanno da lente di ingrandimento.
Ma chi è la Fata Morgana?
Essa proviene dalla mitologia celtica, ispirato alla dea Modron e provocava nei marinai delle visioni per condurli a morte. In testi del XIII secoloquesto personaggio sviluppò un carattere più complesso diventando antagonista di Re Artù. Ne La morte di Artù, Morgana viene affidata all’educazione di un convento di suore, ma mostra fin dall’inizio di avere dei poteri sovrannaturali. Il Mago Merlino, prevedendo la sua pericolosità, convince Uther, re di Britannia, di allontanare Morgana dalla corte, dandola in moglie a uno dei suoi vassalli. Gelosa del successo di Re Artù, suo fratellastro, Morgana decide di eliminarlo. Lo attira su una nave fatata e gli ruba la sua spada magica, Excalibur, sostituendola con una copia, poi con un pretesto lo fa combattere in un duello mortale con un cavaliere di nome Accolon, facendo in modo che i due contendenti non si riconoscano fra di loro. Il piano però fallisce, allorché la magica Excalibur torna nelle mani di Artù, che uccide Accolon e, una volta riconosciutolo, capisce l’inganno. Alla fine comunque Morgana svolge un ruolo positivo: è lei infatti che, riconciliatasi con il fratellastro, lo raccoglie morente dopo la sua ultima battaglia e cura le sue ferite, fino al giorno del suo glorioso ritorno.
La leggenda viene raccontata in due versioni dalle nonne calabresi.
La prima versione racconta di come Ruggero I d’Altavilla fu incantato dal sortilegio; per indurlo a conquistare la Sicilia, con un colpo di bacchetta magica la Fata Morgana gliela fece apparire così vicina da poterla toccare con mano ma il re si rifiutò di prendere l’isola con l’inganno e così, senza l’aiuto della Fata, impiegò trent’anni per conquistarla.
La seconda racconta che un bel pomeriggio di agosto quando il cielo e il mare erano senza un alito di vento. Durante le invasioni barbariche dopo avere attraversato tutta la penisola, un’orda di conquistatori giunse alle rive del mare Jonio nella città di Reggio Calabria e si trovò davanti allo stretto che divide la Calabria dalla Sicilia. A pochi chilometri sull’altra sponda sorgeva un’isola con un gran monte fumante, l’Etna, ed il Re barbaro si chiedeva come fare a raggiungerla trovandosi sprovvisto di imbarcazioni quindi impotente davanti al mare. All’improvviso apparve una donna meravigliosa, che offrì l’isola al conquistatore, e con un cenno la fece apparire a due passi da lui. Guardando nell’acqua egli vedeva nitidi, come se potesse toccarli con le mani, i monti dell’isola, le spiagge, le vie di campagna e le navi nel porto. Esultando il Re barbaro balzò giù da cavallo e si gettò in acqua, sicuro di poter raggiungere l’isola con due bracciate, ma l’incanto si ruppe e il Re affogò miseramente. Tutto infatti era un miraggio, un gioco di luce della bella e sconosciuta donna, che altri non era se non la Fata Morgana. Il fenomeno si ripete ancora oggi nei giorni calmi e limpidi d’estate, nelle acque della riva di Reggio.
Nel 2006 l’amministrazione comunale pose una bellissima scultura della Fata Morgana sul Lungomare di Reggio Calabria. La statua della Fata delle Acque, venne realizzata dagli scultori Francesco Caridi e Filippo Malice e posizionata su uno scoglio del Lungomare. Rappresenta una fanciulla inginocchiata ed è realizzata con la resina epossidica, resistente agli agenti atmosferici e alla salsedine; ha la particolarità di essere trasparente e quindi ricrea un effetto acqua, come il miraggio che essa rappresenta.
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