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500mila firme possono fare la differenza. Da qualche mese si sente parlare di referendum e di questa soglia, quella delle firme necessarie per poter presentare in Parlamento una legge di iniziativa popolare.
Negli anni passati il referendum era un processo estremamente lungo e tortuoso, che lungo la sua strada lasciava, per così dire, il tempo che trovava. Servivano mesi, a volte addirittura anni, di sensibilizzazione dei cittadini per informarli in vista della loro scelta, del loro sì o del loro no.
L’ articolo 75 della Costituzione, che regola il referendum, recita:
Oggi qualcosa cambia: tutto questo iter si è finalmente abbreviato e una marea di persone sono parte di una rivoluzione che non esistiamo a definire tale. Cosa sta facendo la differenza? Anziché scendere in piazza e firmare ai banchetti, la maggior parte dei cittadini ha aperto un sito o copiato un link e ha firmato.
Quali sono i referendum attuali, in breve
Il primo, di cui si è già raggiunto il quorum, è il referendum eutanasia legale. Propone di abrogare una parte dell’articolo 579 del codice penale che punisce l’omicidio di una persona consenziente. Sarebbe perciò permessa l’ “eutanasia attiva“, cioè la somministrazione del farmaco per porre fine alla vita da parte di un medico, pratica oggi illegale in Italia.
Sul referendum eutanasia legale è girato molto sui social il video di Shortology, che spiega bene perchè questa proposta sia così importante e necessaria e soprattutto perchè sia arrivato il momento di essere, davvero, “liberi fino alla fine“:
Il secondo è il referendum per l’abolizione della caccia ed è, per ora, a quota 200mila firme. Il quesito referendario chiede “ai cittadini di annullare una legge o una parte di essa, lasciando nello stesso tempo intatta la vera natura della legge 157 del 1992 “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio”, che è una legge che tutela gli animali selvatici.” Lo scopo è abolire completamente la caccia (come conferma l’articolo 21 “comma a” che recita “è vietato a chiunque l’esercizio venatorio“.)
Se venisse raggiunto il quorum si ritornerebbe alla legge 157, che comporta la tutela della fauna selvatica, il divieto alla caccia su tutto il territorio e impone alle amministrazioni che gestiscono gli animali selvatici di impegnarsi per trovare soluzioni ecologiche e che non comportino uccisioni.
Il terzo e ultimo referendum è quello per la legalizzazione della cannabis. Anche in questo caso sono già state raggiunte le 500mila firme, ma come affermano i promotori “la raccolta non si ferma”.
L’iniziativa modifica il Testo unico – disciplina degli stupefacenti (1990) – e interviene sull’art. 73: depenalizza il reato di coltivazione, cancella le pene di detenzione per condotta legata alla cannabis e la sanzione amministrativa del ritiro della patente. Come affermano i promotori, lo scopo non è una sponsorizzazione dell’uso della cannabis, ma creare un mercato legale che tracci la sostanza affliggendo un colpo durissimo alle mafie.
Il referendum è stato proposto e depositato in Cassazione da alcuni giuristi e attivisti insieme ad associazioni (Luca Coscioni, Meglio Legale, Forum Droghe e Antigone) e con il sostegno di alcuni partiti (+Europa, Sinistra italiana, Radicali italiani e Possibile).
In un comunicato sul sito dell’Associazione Coscioni, i promotori affermano:
Quello della coltivazione, vendita e consumo di cannabis è una delle questioni sociali più importanti nel nostro Paese. Un tema che attraversa la giustizia, la salute pubblica, la sicurezza, la possibilità di impresa, la ricerca scientifica, le libertà individuali e, soprattutto, la lotta alle mafie. Sono 6 milioni i consumatori di cannabis in Italia, tra questi anche moltissimi pazienti spesso lasciati soli dallo Stato nell’impossibilità di ricevere la terapia, nonostante la regolare prescrizione. Questi italiani hanno oggi due sole scelte: finanziare il mercato criminale nelle piazze di spaccio o coltivare cannabis a casa rischiando fino a 6 anni di carcere. Un dibattito che non può più essere rimandato e deve essere affrontato con ogni strumento democratico.
Il silenzio sconcertante dei partiti riguardo ai referendum
Sul tema dei referendum la maggior parte dei politici non si esprime, si appella al mutismo generale. I partiti, dal PD alla Lega, sembrano assumere una posizione neutralista, o meglio, non stanno assumendo proprio alcuna posizione a riguardo. Nemmeno una parola, non una dichiarazione, non un tweet riguardo al referendum sull’eutanasia legale o a quello sulla cannabis. Forse l’unico “politico” è stato, senza troppa sorpresa, Beppe grillo. In un suo post su twitter scrive:
«Firmate e fate firmare» scrive Grillo, sancendo la sua benedizione a favore del referendum sulla cannabis. Una posizione risaputa quella di Grillo, insieme a quella del M5S, che però fa bene a ribadire la sua posizione e a esprimersi sui referendum. Perchè quello che scrive un personaggio come Beppe Grillo, seguito da moltissime persone, può influenzare non soltanto i suoi stessi elettori, ma anche i cittadini.
La maggior parte dei partiti, invece, non esprimendosi si allontanano sempre di più dal popolo e dalle sue richieste. Oppure si esprimono come fa l’Onorevole Gasparri di Forza Italia, che continua a sostenere che «le priorità e i bisogni attuali degli italiani sono altri», anche se sappiamo che non è così, vista la grande adesione ai referendum. Infatti, la maggioranza si sente molto vicina a questi temi che da anni dividono tanto l’opinione pubblica quanto il Parlamento.
Poi c’è Roberto Saviano, non un politico, ma una personalità che di certo “influenza”, un influencer intellettuale . Da tempo schierato a favore della liberalizzazione della cannabis, ha scritto un editoriale su Il Corriere della Sera in cui spiega perchè il referendum sarebbe utile e vantaggioso. Per esempio, perchè gli effetti della cannabis non sono peggiori rispetto a quelli di altre sostanze legali come alcool e tabacco. Poi perchè favorirebbe il bene dei consumatori, soprattutto giovani (i dati provano infatti che nei paesi in cui la cannabis è legale si è abbassato notevolmente il numero degli acquirenti). Infine, perchè il controllo dello stato è meglio del controllo delle organizzazioni criminali.
I numeri incoraggianti grazie alla svolta della firma digitale
L’Italia è uno dei pochissimi paesi (una legge simile è entrata in vigore nel Massachusetts e Ohio e in Svizzera c’è la “firma semi-digitale”) a disporre di strumenti digitali attraverso la raccolta di firme per i referendum.
La novità è stata possibile grazie a una modifica durante l’approvazione della legge di conversione del decreto semplificazioni proposta da Riccardo Magi (deputato di +Europa).
La firma digitale è una firma elettronica qualificata e autentica, che rende un’adesione online uguale ed equiparabile alla firma scritta. Per firmare, oltre al metodo dell’identità digitale (Spid – sistema pubblico di identità digitale – o carta d’identità elettronica) si aggiunge Trustpro, un servizio che consente firme digitali in tutta Europa e ha un costo di 3 euro.
Il metodo della firma elettronica ha senz’altro reso possibile un’adesione che (forse) non si sarebbe verificata, o almeno, non si sarebbe verificata così velocemente. Questa comoda modalità ha però sollevato il problema del numero, forse troppo basso, del quorum. Infatti, è più semplice raggiungerlo, per esempio, grazie ai seguaci di politici, attivisti e influencer sui social. Bisogna tenere conto anche che la popolazione è molta più grande rispetto a quella di 70 anni fa.
Il numero delle sottoscrizioni è stato fissato nel 1947 con l’art. 75 della Costituzione. Essendo il quorum fissato appunto dalla Costituzione, vista la sua “rigidità”, sarebbe un’impresa ardua, lunga e quasi impossibile il suo innalzamento.
C’è da dire che, a discolpa del numero del quorum alto o basso che sia, gli attuali temi dei referendum sono tematiche particolarmente sentite dalla società. Questa è un’altra ragione che spiegherebbe la grande adesione.
«La firma digitale ha finalmente dato un senso anche politico ai social»: con questa dichiarazione d’impatto, Marco Perduca, presidente dell’associazione Luca Coscioni, riassume in poche parole la grande portata di questa novità . Finalmente le tecnologie, gli strumenti digitali e i social non sono solo utili a semplificare la burocrazia, ma rappresentano un vero e proprio cambiamento politico. Una rivoluzione rilevante e profonda che si fa strada e si afferma a ritmo serrato rispolverando l’antica e sana democrazia diretta fondata sull’attivismo sociale.
Se non l’hai ancora fatto e vuoi firmare o semplicemente consultare i siti, ecco i link dei referendum:
- “Eutanasia legale”
- “Aboliamo la caccia”
- “Cannabis legale”
Sara Ausilio
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