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Sono le 22:42. Marco non risponde da un po’ di ore, nessuno sa il perchè. E’ all’interno di una camera dell’hotel residente “Le Rose” di Rimini. Dalla reception un dipendente sale in camera, inserisce la chiave di sicurezza ed apre la porta. Marco giace a terra, riverso sulla pancia con la testa in una pozza di sangue.
Marco Pantani è stato una leggenda del ciclismo italiano, e se oggi ancora continua ad emozionarci, è per lo spirito di amore e sacrificio che ha contraddistinto ogni sua vittoria. Ha superato le più dure salite, e se oggi siamo ancora qui a chiederci, dopo più di quindici anni, il perchè della sua morte, è perché Marco non si è suicidato.
Proviamo a ricostruire cosa è successo nell’ultimo periodo della sua vita.
Marco Pantani nel 1999 è il ciclista più forte di sempre. Sono pochi a tenergli testa, e quando la salita si fa dura, tra le curve si scorge solo una bandana gialla. Ma proprio nel giro d’Italia del 1999 succede qualcosa che pone fine alla carriera di Marco.
Facciamo ancora un passo indietro. Marco è forte, talmente forte da attirare pressioni fortissime legate al mondo del denaro che viaggia parallelo alle corse nel ciclismo. La MercatoneUno, sponsor di Marco, era costantemente protagonista di tutte le corse. Non si vedeva altro se non gli unici sponsor di Marco.
Lo strano giro di scommesse che inizia nel 1999
Sempre nel 1999 per la prima volta la camorra inizia il giro clandestino di scommesse sul Giro d’Italia. Anni dopo, nel 2009, Renato Vallanzasca dirà: “Il giorno della squalifica di Marco mi avevano detto di non puntare di lui, io ero in carcere e un camorrista mi disse di non puntare sulla vittoria di Marco”. Successivamente gli inquirenti identificheranno il camorrista in quanto arrestato proprio perchè dedito al giro di scommesse clandestine per conto della camorra. Le conferme di questo non derivano da una sola dichiarazione, ma da un incrocio di diverse testimonianza legate a clan camorristici operanti in quegli anni.
Cosa succede il 5 giugno ‘99?
Siamo nel pieno del Giro d’Italia, tappa di Madonna di Campiglio. Marco Pantani è leader indiscusso e La sera del 4 giugno i corridori sono tutti a cena, mentre preparano mentalmente la tappa del giorno successivo. Ad un tratto un chiacchiericcio riempie la sala. Alcune voci dicono: “Domani un corridore della MercatoneUno non parte”, pochi minuti dopo un secondo chiacchiericcio specifica: “Domani Marco non parte”. I ciclisti però lo trattano come chiacchiericcio e ci ridono su.
All’indomani, prima della partenza, i corridori vengono tutti chiamati per l’esame dell’ematocrito. L’ematocrito è l’esame del sangue in cui si evince la percentuale del volume sanguigno occupata dagli eritrociti. Poichè la sostanza EPO(Eritoproietina), ormone glicoproteico responsabile della produzione di globuli rossi, era usata per migliorare le performance sportive, era diventata sostanza illegale, il valore ematocrito dava un’indicazione sul livello di globuli rossi nel sangue. Il paramentro dell’ematocrito era 50, oltre quel limite si doveva sottoporre l’atleta ad analisi. Viene fatto l’ematocrito a Pantani e risulta 52, di due punti oltre soglia.
Lo stesso allenatore e gli stessi compagni di Pantani riferiranno che il campione, la sera prima aveva misurato quel valore ed era di 48, ribadendo che il valore non poteva oscillare di 4 punti durante la notte. Qui entra in gioco l’ipotesi della manomissione della provetta che, come espressamente detto dai dottori sportivi interpellati dal programma Le Iene, detta manomissione era possibile in tempo di 30 minuti.
I controlli dell’ematocrito, di solito, si effettuavano alle 7:15 del mattino, quel giorno il referto riportava l’orario delle 8:50, nonostante i compagni di Marco riferiscono che il test a Marco è stato fatto non più tardi delle 8:00. Perchè c’è un buco di 50 minuti? Cosa è successo in quei 50 minuti e sopratutto perchè il referto indica quasi un’ora dopo l’effettivo prelievo?
-C’è un modo molto semplice di contraffare il valore dell’esame. Prelevare del plasma dopo che si è separato dal sangue nella provetta, in modo che il valore salga di molto-
Marco prende una macchina e si catapulta letteralmente ad una clinica ad Imola, in cui effettua l’esame dell’ematocrito, una sorta di controperizia. L’ematocrito risulta nella norma, con un valore tra 47-48.
Ritorniamo alla sera prima, ritorniamo alle dichiarazioni che farà Vallanzasca nel 2009, ritorniamo al giro di investimenti pubblicitari che le grandi aziende avevano costruito in quegli anni. Il 1999, come già detto, è stato il primo anno in cui diversi pentiti riferiscono come inizio delle scommesse illegali nel mondo del ciclismo. Le indagini sono tutt’ora, dopo 16 anni, ancora in corso. E’ l’unica possibilità è riportare tutto ciò che fino ad ora sappiamo sia successo nell’estate di 21 anni fa. Marco non sarà mai più lo stesso. Sarà perseguitato dalla paura della messa in discussione del suo nome e dei suoi traguardi.
Il Procuratore Capo Sottani riferisce che in una intercettazione di un camorrista Rosario Tomanelli dal carcere di Novara dice: “la camorra è intervenuta nel Giro d’Italia alterando la prova perchè Pantani non doveva vincere il giro, la Camorra avrebbe perso milioni di lire, sarebbe andata in bancarotta”.
Allora il famigliare controbatte, “ma quindi è vero che a Pantani l’ha fermato la camorra?”,
“si si, si”
Marco non sarà più Marco Pantani.
Dopo il 1999 Marco, a periodi alterni torna nel mondo delle corse in bicicletta ma non è più lui. E’ pensieroso, distratto, affannato.
Dopo il ‘99 a Marco va tutto storto e viene indagato di continuo, tanto che nel 2002 il Tour de France decide addirittura di non invitarlo alla competizione.
Abbiamo iniziato parlando di un Hotel, il “Le Rose” di Rimini. Abbiamo iniziato parlando di un corpo rivolto a terra; quello di Marco.
Alle 22:42 il corpo di Marco viene trovato riverso per terra, con una pallina di cocaina al centro della pozza di sangue nella quale è riverso. Siamo alla sera del 14 febbraio 2004
5 giorni prima Marco arriva a Rimini, è noto a tutti che Marco in quel periodo aveva incominciato a fare uso di sostanze stupefacenti lasciandosi alle spalle le delusioni ciclistiche. C’è da dire che dal 1999 Marco entrava e usciva di continuo dalle aule di tribunale, e puntualmente, ogni volta, veniva assolto. Marco arriva a Rimini e cerca uno spacciatore che gli vende un ingente quantitativo di cocaina. Per i successivi 5 giorni nessuno vede Marco, o almeno così dicono gli inquirenti e si legge nei rapporti ufficiali della procura; i testimoni invece asseriscono che Marco usciva spesso ed è stato visto addirittura in altri Hotel e Bar in Rimini.
La dinamica del ritrovamento del corpo di Marco
Marco è riverso a terra, faccia in giù con del sangue attorno al viso. Di fianco a lui una pallina di cocaina che, stando alle dichiarazioni del primo soccorritore del 118 e del primo carabiniere che lo ha visto, non era assolutamente presente. Assolutamente perchè nessuno dei primi soccorritori nota la pallina, nemmeno il dipendente che per primo trova Marco vede la pallina di Coca. Le immagini successive confermeranno che la pallina era molto vistosa, e se aggiungiamo che era in una pozza di sangue affianco alla testa, come poteva non essere vista?
Nelle successive indagini la receptionist dichiarerà che: “Marco quella mattina chiamò 3 volte la reception chiedendo aiuto in quanto c’erano delle persone che lo importunavano in camera, io chiesi al mio titolare cosa fare, e lui mi disse di lasciare stare”, solo alla sera un dipendente dell’hotel verrà incaricato di aprire la camera per controllare. Un altro particolare degno di mistero è la camera. Tutto è fuori posto, inizialmente possono sembrare caos da persona in preda a deliri da droga, come asserirà il referto dell’analisi post mortem, ma una persona in preda a deliri, gli specchi li appoggia per terra senza romperli?
Tutti gli specchi erano appoggiati per terra, nessuno di loro era rotto. Il lavabo era stato staccato e messo dietro la porta, quasi come se si volesse evitare che la porta fosse aperta. Lo stesso esame tossicologico post-mortem evidenzierà che Marco aveva nel corpo un quantitativo di cocaina pari a 10 volte una dose mortale. Non può essere morto per quello, non può aver assunto tutta quella cocaina da solo.
Se si decide di raccontare questa storia, ancora oggi, è perché si crede fermamente che Marco quella sera non era da solo, sopratutto si è certi che quello di Marco Pantani non è stato un suicidio.
Nel 2020, pochi mesi fa, la Comissione Antimafia ha affermato che in merito alla sera del 14 febbraio 2004, “Marco quella sera non era da solo”.
Sopratutto, se Marco era da solo, come mai le foto del suo copro evidenziano diverse ferite da arma sulla testa e sul volto?. Un buco nella palpebra, il naso e il labbro tumefatto. In aggiunta, l’autopsia confermò anche che la posizione in cui è stato trovato il corpo era “una posizione assunta post-mortem”.
Per tutto ciò che è stato, per la vita e le vittorie, per il sacrificio di Marco, noi, ancora oggi, cerchiamo la verità.
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